A costo di distruggere tutto
noi giochiamo
e il gioco che più amiamo
è giocare alla guerra
Come scimmie
ammantate di porpora
inventiamo le regole sul momento
Gioco di pupazzi
e creature mitologiche
Creiamo e distruggiamo il mondo
ogni giorno

Caro amico,
hai ragione tu
hanno vinto i “poveri
di tutto
di spirito di cuore di denaro”
e anche poveri di cervello
instupiditi dai media
ritardati
dalle troppe informazioni
“sapere subito capire un cazzo”.
La povertà era viatico verso la santità
poi una mezza vergogna socialista
oggi è la vita normale sotto alla menzogna
per quasi tutti.
Aiutare i poveri porta sfortuna
sono contagiosi
sono conformisti
per loro ragiona il telegiornale
non vogliono altri poveri
specialmente poveri negri
nemmeno impiegati di posta negri.
I poveri amano il Natale
e giocare a Monopoli
il gioco dei ricchi.
Pensavamo fossero la grande
energia sepolta
pronta ad esplodere
sembrano invece bambini ritardati
che fanno a gara per arrivare ultimi
fare zero al totocalcio.
Gli ultimi saranno i primi
da ultimi saremo per sempre aiutati
e finiremo in Paradiso
Tutto il mio amore
non riesce a colmare questo bisogno.
A terra sul selciato davanti
alla mensa dei poveri
ogni giorno
un tappeto di cibo scartato.

Facendo il bagno nella vasca
mi sento di destra
Voi coetanei dell’odierna sinistra
avete nostalgia della bottega
della vecchia piccola
borghesia
di un tetto come orizzonte
non riuscite a guardare avanti
paralizzati
terrorizzati dalla pensione
che non avrete mai
Siete un po’ foglie e un po’ stucchi
del nuovo mondo

Sono rimaste così poche persone
con gli occhi che brillano
che vibrano
specchi per il sole
olhos espumante
sparkling eyes
felici di vivere
le persone come noi
sono le sole
delle quali dovremmo ogni giorno
circondarci

Oggi vento anche qui
nella città meno ventosa del mondo
credo
tutto limpido terso
in moto anche Poirino
sembra bella
Il suono del motore mi scioglie
i pensieri
Sto ricomprando i dischi
che vendetti
disperato
per nulla
al doppio di ciò che valgono
Ci rimetto per fedeltà
per orgoglio
ridendo
oggi sono ricco

A forza di girovagare per il mondo
sono finito a vivere a quattro isolati
da dove sono cresciuto
Torino e il suo cielo basso
come una cappa di fastidio
cielo chiuso da ottuse montagne
senza slancio
Scappo continuamente altrove
ma poi ritorno qui
all’inizio
correndo sopra al simbolo dell'infinito

Mi riporta qui l’odore di pioggia del mio parco
del fustino di polvere detersivo
dell’erba tagliata nei campi da golf
dell’odore delle rose che emanano le ragazze sudate
Siamo comandati dal naso
anche se crediamo di vedere tutto
L'odore di quando correvo senza badare alle gocce
di quando scartavo i cespugli
seminavo gli alberi
bestemmiavo con il mio grande amico
guardavamo i treni nella stessa direzione.
Oggi non più
siamo amici strabici
ma continuo a correre
dopo quasi mezzo secolo
Voglio arrivare sulla cima Unmöglich
quella battezzata come impossibile
Il freddo che sento
proviene da quella cima solitaria
verso la quale corro da sempre

Sono sempre allo stesso posto
i pini davanti ai quali mi fotografò
il Maestro Adriano alle scuole elementari
Il bello di Settembre è il parco vuoto
andate tutti a lavorare
a parte il tizio abbronzato
e tarchiatello
venuto fin qui dal sud del mondo
a pescare sul fiume Po
E’ giorno e notte nello stesso punto
poco dopo il ponte di Corso Dante
Lo chiamo “il pescatore”
quando ucciderò qualcuno
verrò a chiedergli del vino
Ho delle nuove cuffie
che mi isolano dal tutto del mondo circostante
sembrano tutti intelligenti e gentili
non sento le cazzate che dicono

Mi superano di continuo
giovani valchirie seminude
non è un brutto spettacolo
ma comunque da fastidio
mi sento sfottere dai miei compagni delle elementari
per essermi fatto superare da una femmina
Molti miei compagni delle elementari
abitano ancora da queste parti come me
ma non sono più loro
sono stati ingurgitati da questi anziani
che ora hanno gli occhi
dei miei compagni delle elementari
Anche i miei figli hanno subito la stessa sorte
Ho sognato Mattia da piccolo
mi tirava per la camicia
mi chinavo verso di lui
mi dava un bacio
Mi sono svegliato piangendo
ho sognato un figlio perduto nel tempo
che non potrò mai più abbracciare
Ogni tanto lo rivedo per un attimo
nel bagliore degli occhi di mio figlio grande
e non posso smettere di ridere

Correndo faccio sempre la stessa strada
alla stessa ora
sempre la stessa gente
abitudinaria come me
Mi chiedo se siano qui
anche quando non vengo a correre
se si chiedano come mai
il ragazzo che corre con la maglietta dell’unione sovietica
non si veda
se si preoccupino per me
Alla torinese
facciamo finta di non riconoscerci

Questi luoghi pieni di ricordi
la mancanza degli occhiali
e il poco ossigeno nel sangue
mi aiutano a vedere quello che voglio

In un deserto di livido giallo
metafisico scenario
tra ruderi dell’era tecnologica
si aggirava un bambino
vestito da straccione calciatore
un pugnale alla cintura
camminava nel vento di polvere e sabbia

In un decadente ospedale
una scimmia con la testa di donna
teneva la mano
ad un piccione con la testa di bambino

Una balena con un tatuaggio in latino sulla fronte
volava sopra ad un esercito di scimmie con la testa da uomo
che marciava in un paesaggio desolato, tabula rasa elettrificata

Davanti alla navata di una chiesa bombardata
un polpo con occhi da donna
arringava la folla impugnando i simboli delle religioni scomparse
Uomini topo suonano le campane a festa

Due cavallette con testa da uomo e occhiali
misuravano i bambini appena nati all’ospedale
prescrivendo vaccini e medicine da somministrare

Al freddo si pensa meglio?
Le nuvole qui sembrano più grandi
inquietanti e sublimi
Il cielo più vasto
alto e profondo
La lingua ostica
regala maggiore soddisfazione

Al festival mondiale del videogames
la metafora persistente
il nostro gioco di sempre
la guerra
Uccidersi per finta
ma come per davvero
sentendo solo un po’ di dolore

File di tedeschi
perfette
Felice di sentirmi
fuori posto

Come sarebbe bello
se tu
rimanessi giovane
per sempre
e io invece
no
per sempre

Appena terminato di costruire il nuovo studio
con tutte le postazioni per gli assistenti
colori pennelli cavalletti
mi sono seduto al centro
e ho iniziato a scrivere sul mio taccuino.
Fa parte del processo misterioso
si tratta di perdere tempo

Ho già  scritto
credo
come la città  ad Agosto sia perfetta
pochi abitanti
clima mite
silenzio relativo
Un mese fatto di sole Domeniche
negozi chiusi
ombre nette su piazze d'Italia vuote
Città  abbandonata dopo un disastro nucleare
una fulminante pandemia
e noi immuni superuomini
rimasti al nostro posto di comando
senza un graffio ne un colpo di tosse
La percentuale di pazzi per abitante decuplica
le strade sono palcoscenici
per opere più o meno buffe
Il carnevale dei folli ritardati poveracci

Un teatro di acrobati ambulanti
con dentro nuvole come pensieri e specchi
a terra l'isola di Böcklin sulla copertina di un catalogo
su una scrivania di Zanotta
Poesia che mi urla nel cervello senza sosta
la mia perenne inquietudine e malattia mentale
Cieli di fuoco arancio antiruggine
vita di sogni
Isole metafisiche fuori contesto
statue mascherate in luogo degli esseri umani
pezzi di muri scarabocchiati da poeti inconsapevoli
giornali strappati
palmizi sfrangiati dal vento
Oggetti incomprensibili inspiegabili e inquietanti
Sul pelo del mare un idrovolante portoghese
L'orologio fermo, il tempo congelato
Il mio cavalletto
finestra su altri mondi

Mi ossessionava
intravedere le case sopra alle altre case
I veri ricchi vivevano ad un livello
anche architettonico superiore
Costruivano le loro dimore
in stile neoclassico
sui tetti di palazzacci
che fungevano da trampoli
da alloggiamento di ascensori
per vedere dall'alto
per sputare di sotto
non visti
Olimpo nel centro dell'acropoli
Dalla strada sono invisibili
intagliate con maestria nei sottotetti
con giardini e piscine
frutta esotica e femmine perfette

Potevo arrivare a Roma domani
per questo sono venuto oggi
per stare tutto il giorno da solo a far nulla
pensando che potevo arrivare domani

In teoria potremmo essere solo
cervelli in vasche da bagno
con cavi elettrici che ci stimolano
a percepire ciò che crediamo
di vivere

E dove sono ora gli occhi dolci di Sandro
e cosa succede a chi non è più
vorrei saperlo

Vivo solo ciò che ho immaginato di vivere
Racconto ciò che immaginerò
e sognerò
di qui a poco

Le nuvole di Cagliari
entrano in casa
spettinano
sgarbugliano i pensieri
L'arte dell'umano essere
è il pensare
penso sempre
anche quando dormo
La nuvola qui è pensiero cangiante
ricamo nel cielo
sbuffo geniale
Altrove è disgrazia
grigio ottuso persistente
pioggia e oscurità 
Qui gioia e refrigerio
scherzo e profumo

Il caldo mi cuoce
mi quoce e sgrammatica il pensiero
aprendomi a nuove verità 
il vento atomico
del sud
le case da finire
i geometri architetti
i bambini che urlano sui tetti
i colori sbiaditi dal sole
le ombre definitive
l'odore dell'Africa nei paraggi.

I fenicotteri passano la giornata
con la testa sotto l'acqua
fiduciosi che nessuno li stia puntando
non vogliono sapere
si fidano per natura
sembrano tutti dello stesso sesso
di notte volano a stormi sopra la città 
il cervello minuscolo
eppure volano
come gabbiani e piccioni
le rondini giocano
spinte dal vento
come ingiustizie perpetrate
dal tempo della creazione
Ho sognato un fenicottero rosa
su una tovaglia ocra

Questa isola immaginata
mi ama
o mi lascio amare
solo da lei
nel vento profumato
nei colori extraterrestri
nella sensuale castità  pervertita
come calamitati da fulmini notturni
in un diluvio dal blu al verde
di una spiaggia dipinta
con colori di poesia
balsamo per i miei occhi
stanchi

La natura selvaggia divora le case
dall'interno
da muri e finestre delle ville
esplodono
palmizi e roseti
sulle sommità  delle torri
fichi d'india

Il mare agitato
davanti alla raffineria
correndo in moto
verso la bianca città 
sull'altopiano.
Senza respiro.

Metto pezze per prendere tempo
al tempo che corre
la bellezza dei miei figli
è un travaso
che mi imbruttisce
a loro vantaggio
mi sfidano fidandosi
Taranto era una colonia spartana

Il cosa viene prima del come
e del chi
forse anche prima del perchè
misteriosamente ora
questo pensiero
è diventato urgente

Le donne ubriache sono simpatiche
ma ridono sguaiate
Con chi parla la ragazza riccia davanti a me?
Il distinto stempiato
probabile avvocato mediorientale che l'accompagna
si è messo le cuffie per non sentirla
Lei parla in inglese
ha i tratti del viso libanesi
parla al vento
con lo sguardo fisso nel vuoto
parla ad un personaggio immaginato
ripete una parte
provo a parlargli con la mente
non mi sente
L'avvocato guarda a terra imbarazzato

Le cose che devono accadere
sono già  accadute
si percepisce una lieve discrepanza
rispetto alle altre

Vedo spesso
lo stesso spettro stradale
un uomo vestito male
di colore vestito invernale
che cammina trafelato sulla statale
tuta
scarponi
giaccone
procede determinato in una direzione
si teletrasporta viaggiando nel vento
è uno spettatore travestito
venuto dalla realtà 
osserva le immagini del mio sogno

Sembrano tutti ignari di vivere per finta
si atteggiano a personaggi reali
sono sogni sognati dai giganti di Mattia
o figuranti
comparse del mio sogno

Il mondo è pieno
di ritardati palestrati
che male parcheggiano
parlando da soli
o con l'auricolare nell'orecchio nascosto
portano a tutti pacchi di cose
Comprate!

Nella chiesa
dentro l'ospedale
tra le attrezzature abbandonate
c'era la bara più piccola che io avessi mai visto
non capivo
sembrava uno scherzo surrealista
Mi urlava
è questo come lo spieghi?

Ei fu fuffa
fantastico incantatore di folle
inaudito animatore in acquari di carciofi
Demiurgo catodico
Burattinaio di folli pupazzi
porci e puttane patinate
Ennesimo unto miracolo italiota
si amava da morire
si perdonava tutto
vinceva senza vergogna
Campione di coppe
amatissimo
solo i pazzi gli tirarono le pietre
alla fine
simulacro di se stesso

Su un tavolo ocra
carciofi di ferro
su pane carasau
Un orata incartata
in giornali d’epoca fascista

Come in un sogno
il vento mi spettinava
muovendo le nuvole nel cielo
dipinto
La tempesta della mia fanciullezza
Giocavo con tutto me stesso
intento a vincere
ma senza scopo
e senza vergogna
ignorando l’esistenza dell’amore.
Il gioco perduto nel tempo
mi veniva a cercare ancora
come in un sogno
Dove incontrai l’amore?
Su una spiaggia dipinta
tra le alte torri inaccessibili
dove coltivavo fichi d’india
Pagine strappate da libri di poesia
davanti ad un mare indescrivibile
un tramonto verde e giallo
Al largo i busti dei giganti
che ci venivano in contro
Quando guardo nei tuoi occhi
abbiamo sempre diciotto anni
Quando sento il tuo profumo
abbiamo sempre diciotto anni

Sarebbe meraviglioso, e prendo appunto qui per questo
raccontare del mondo in cui vivo
fin da piccolo
il luogo immaginato sul quale regno
un giorno da illuminato e l'altro da despota
E' una città  di fondazione futurista
con drappi della marina giapponese che pendono dai campanili
e chiese armate di cannone
Deserta
le genti fuggite a seguito di un disastro
più o meno naturale
Statue e oggetti rimasti come testimoni
del mistero
Una musica senza ritmo all'orizzonte
Enormi comulunenbi
vasi cinesi e bottiglie
trascinate dal vento e dalla corrente
Un attimo prima di qualcosa
giocattoli si guardano tra loro
li dispongo in modo che possano innamorarsi
l'uno dell'altro
in modo che possano sentirsi belli
ricordare
diventare filosofi esteti
e affidare il proprio pensieri alle nuvole
in viaggio al centro del mare
Al mattino
quando passeggiando dentro me stesso
arrivo all'albero dei pensieri in mezzo alla piazza
lo trovo circondato di nuvole
cariche di nuove idee
che profumano di gioia
I pochi umani che capitano qui
si sentono immediatamente fuori posto
come figure in un quadro astratto
fuggono in altri mondi
Forse un giorno apparirà 
un uccello una mano un seno
E' il mio mondo
ma non sono solo
albergano tanti me
dentro me stesso
e ogni giorno
nasce un nuovo me
Ieri ero un po' meno me di oggi.

Per i Maori della Nuova Zelanda, la cosa donata ha uno spirito (Hau), l'obbligo del contraccambio viene dalla natura stessa della cosa donata, la quale, lungi dall'essere inerte e passiva, sarebbe dotata di uno «spirito», che peserebbe come una forza esterna sul donatario fino a imporgli di ricambiare. Secondo questa teoria, lo «spirito della cosa donata» avrebbe origine dalla traccia che i singoli individui lasciano sugli oggetti delle diverse forme di scambio.
A mio avviso è questa impronta che l'artista lascia manipolando la materia.
Benchà© il nostro mondo sia regolato dall'utilizzo del denaro, credo che l'arte debba emanciparsi almeno in parte dalle logiche dell'accumulo della ricchezza, per assurgere ad un ruolo diverso, per diventare un ambito nel quale si possa sperimentare la fiducia reciproca tra esseri umani.
Io non sono disposto a specchiarmi nella menzogna del denaro che mi viene raccontata ogni giorno, credo che l'artista sia costretto a pensare diversamente, per questo metto in atto questo gesto inutile, perchà© possa germogliare nel tempo e regalarci qualcosa di nuovo.
Se non se ne vede il senso e l'utilità , siamo sulla strada giusta per l'arte.
In fondo l'artista è un ricercatore, uno scienziato, mica un virologo.
L'interesse che si riesce a creare intorno a questa disutilità  senza senso, rappresenta l'energia che mi spinge a continuare il mio lavoro senza sosta. E' un fatto che, se tutti donassero in base alle loro possibilità , la maggior parte dei problemi del mondo sarebbe risolta, se fossimo certi che donato cento ci ritornasse mille, passeremmo la più parte del tempo a cercare un regalo per qualcuno, anche solo liberandoci di ciò che è nostro, ma non ci serve.
Sappiamo che le sei facce di un dado hanno la stessa probabilità  di uscire ad ogni lancio, se lanciamo un dado un milione di volte, sappiamo che usciranno le sei facce in egual numero, eppure se tiriamo il dado una sola volta, pensiamo che il risultato sia casuale.
La vita stessa è un dono apparentemente casuale, eppure c'è chi la passa interamente a cercare di ammorbare quella degli altri, ad accumulare per sà© ciò che si riesce a togliere ai vicini, e non parlo di Putin, parlo delle mie ex.
Il dono è un fatto sociale totale, basato sul principio di reciprocità , che implica una forte dose di libertà , è vero che c'è l'obbligo di restituire, ma modi e tempi non sono rigidi e in ogni caso si tratta di un obbligo morale, non perseguibile per legge, nà© sanzionabile.
Il valore del dono sta nell'assenza di garanzie per il donatore.
Un'assenza che presuppone una grande fiducia negli altri.
(Mauss)

Mio padre farebbe bestemmiare Gesù Cristo
stessa opinione mio padre ha di me
come assunto vale anche per mio figlio.
Parlano con un tono tra il saccente e il supponente
come me
sottintendendo che non possiate capire ciò che stiamo dicendo
è faticoso non prenderci a testate sul naso.

La macchina del 2023 è "intelligente".
Può creare anche se non può dire perchè lo stia facendo.
La macchina è un nostro burattino al quale vogliamo attribuire intelligenza, vogliamo poter dire di esser stati così bravi da infondere un intelligenza superiore alla nostra, in una nostra creazione.
"L'intelligenza" artificiale di Instagram discrimina i post in base ai simboli in essi contenuti, è capitato di recente ad un post raffigurante un mio quadro.
Il paradosso numero uno della faccenda è che il post oscurato (censurato) intendeva far riflettere sul ruolo dei media nella storia recente e sulla loro capacità  di manipolare la verità  a favore del potere.
L'opera raffigura Super Mario della Toei, con un cappello da nazista, è dipinto ad olio su una pagina originale del Corriere della sera del 13 Aprile 1945.
In quel periodo storico l'Italia si era arresa agli alleati da due anni, ma il nostro principale quotidiano titolava: "Ferrea volontà  di combattere fino alla vittoria" accanto ad una foto di Hitler e Mussolini intenti a pianificare le loro mosse militari su una mappa.
Gli articoli della pagina raccontano una realtà  di iperbolica fantasia, nella quale si dà  per scontato che i fascisti riusciranno a breve a vincere la guerra in Italia e nelle colonie, assieme all'alleato tedesco.
Nell'ottima serie ambientata in una realtà  parallela alla nostra "The man in the high castle" diretto da David Semel (Amazon Prime Video); l'asse ha vinto la guerra, Germania e Giappone si sono spartite il mondo, i fascisti italiani non vengono citati in nessuna delle 40 puntate, il titolo del Corriere del '45 non trova sponda nemmeno in un'opera di fantasia distopica a ottant'anni di distanza.
Nella realtà  i tedeschi il 13 Aprile 1945 stavano perdendo Vienna ad opera delle truppe di Stalin, dodici giorni dopo l'Italia sarebbe stata liberata dagli americani e quindici giorni dopo Mussolini sarebbe stato giustiziato dai partigiani.
Il direttore del Corriere, Ermanno Amicucci, in quei giorni scelse di manipolare la realtà  perchè il potere era ancora nelle mani di Nazisti (che avevano occupato Milano) e Fascisti della Repubblica Sociale Italiana.

Oggi più che nel '45, l'unico potere che muove tutti gli altri è quello economico, per questa ragione internet non è più il luogo di libertà  di espressione e di libera circolazione delle informazioni, che avevamo contribuito a costruire all'inizio del millennio, il kraken economico si è impossessato del nostro giocattolo mutandolo in una macchina da soldi.
Instagram e gli altri social non fanno eccezione, non servono per conoscersi, condividere o per comunicare, ma per creare un mercato.
La censura in questo contesto viene operata da anonime "intelligenze" artificiali, allo scopo di favorire gli scambi e la conseguente creazione di valore economico.
Il tentativo è quello di ridurre il più possibile il materiale controverso, le discriminazioni, le informazioni alternative, la violenza, ecc, in modo da creare uno spazio il più inclusivo possibile, nel quale poter vendere e comprare in totale fiducia e sicurezza, la cultura e l'arte si dovrebbero quindi piegare a questo imperativo.
Si vende meglio intrattenendo, parlando di facezie, mantenendo il livello della narrazione comprensibile a tutti, per questa ragione la maggior parte dei post che vediamo raccontano di incidenti tragicomici, donne seducenti e naturalmente prodotti acquistabili con un solo tocco delle dita.
Chi è nato negli anni settanta in Italia, come chi scrive, ricorda tra le diverse schifezze di cui siamo stati testimoni, della nascita delle televisioni private, nelle quali per la prima volta stupidità , facezie e grandi seni rappresentavano il tema dominante della maggior parte dei programmi. La raccolta pubblicitaria funzionava talmente bene con queste tematiche, che la Rai si dovette arrendere all'evidenza, tanto che oggi non vi è alcuna differenza tra le due emittenti, a parte il canone.
Si può dire che Berlusconi sia stato il primo a capirlo, quindi il migliore dal punto di vista imprenditoriale, conseguentemente il più ricco, e anche il più votato in seguito.
Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, in predicato di divenire Presidente della Repubblica, se solo si fosse reso conto che l'elettorato adora facezie e grandi seni, tollera le prostitute, ma non perdona i puttanieri.

Un secondo paradosso di internet nel 2023 è la burocratizzazione del suo utilizzo.
Oggi per accedere a Instagram dobbiamo fornire i nostri dati e accettare tutte le clausole, che possono cambiare a piacere del social, per richiedere la revisione di una decisione di censura di un nostro contenuto dobbiamo specificare il numero del reclamo, se il nostro reclamo non viene preso in considerazione, non sappiamo se da un essere umano o da un'altra "intelligenza" artificiale, possiamo ricorrere in appello presso il "Comitato per il controllo" (Owersight board), un gruppo che si dichiara terzo rispetto a Instagram, fornendo nuovamente il numero di una nuova richiesta di revisione.
Il comitato fa presente di prendere in considerazione solo alcune delle richieste che riceve, e ci richiede di accettare altre clausole sui nostri dati personali.
Nel romanzo "Guida galattica per autostoppisti" di Douglas Adams, I vogon sono una razza di alieni burocrati "un Vogon vedendo sua nonna attaccata da una bestia feroce non avrebbe mosso un dito in difesa senza un ordine scritto, controfirmato in triplice copia, spedito restituito richiesto smarrito trovato, sottoposto a pubblica inchiesta, nuovamente smarrito e infine sepolto per tre mesi nella torba prima di essere riciclato come innesco ".

Il calcio è un altro mercato che ci ostiniamo a chiamare in modo diverso (gioco), per soddisfare il potere economico che si è impossessato del giocattolo, "l'intelligenza" artificiale cerca di ridurre il margine dell'errore umano (errore che potrebbe causare ingenti perdite economiche ai proprietari delle squadre gioco), attraverso meccanismi automatizzati. L'errore umano fa parte del gioco e chi compie l'errore se ne fa carico in prima persona, mentre quando affidiamo alla macchina il compito di decidere, assistiamo al paradosso dell'inconcepibile errore della macchina, o dell'arbitro umano che sconfessa la macchina e conferma la sua valutazione errata. L'unico errore è quello di fondo: considerare un gioco alla stregua di un gioco d'azzardo, un divertimento alla stregua di un lavoro, un agone alla stregua di un intrattenimento.

"L'intelligenza" artificiale deduce da un simbolo presente nell'opera che, l'opera in questione, ha in qualche modo a che fare con il nazismo, riconosce il simbolo e lo confronta con lo stesso simbolo presente in una base di dati relazionale compilata da umani, nella quale il simbolo della svastica è messo in relazione con termini quali nazismo, violenza, antisemitismo, seconda guerra mondiale, ecc.
Per decidere se il simbolo inneggi al nazismo, condanni il nazismo, ridicolizzi il nazismo, o se si tratti della svastica buddista (praticamente identica ma con significati totalmente differenti), la macchina dovrebbe, conoscere la storia italiana, leggere l'articolo, conoscere l'autore, conoscere il significato di Super Mario per l'autore, ma soprattutto compiere un balzo quantico ad oggi impossibile per una macchina: dovrebbe pensare.
L'unica speranza in questo ambito di studi è che il livello del pensiero critico umano si riduca a tal punto, grazie al controllo della tecnologia, da avvicinarsi al non-pensiero artificiale, rendendo le due "intelligenze" pressappoco identiche.
Il processo è già  in atto da anni e i risultati sono ben documentati, sarebbe però più opportuno parlare di stupidità  naturale più che di intelligenza artificiale, per quanto i due termini siano destinati a divenire sinonimi.

Vai alle opere di questa serie

Legge buoni libri e vende belle moto, per me è sufficiente per definirlo una persona interessante con cui ho piacere di bere un bicchiere di vino.
Infatti i suoi consigli in fatto di libri mi risolvono interi mesi di letture.
Non sono di nuovo a Roma solo per incontrare Bruno, devo incontrare diverse persone e pianificare la mostra di Francoforte con Gio, e poi mi sembrava giusto essere qui a testimoniare una nuova perdita per il paese.
I miei gesti di sincera e disinteressata generosità , sono sempre accolti da immediate giaculatorie di ringraziamenti, e seguite, a distanza di qualche anno, da malcelata collera. Sembra che il mio destino sia quello di far incazzare le persone dandogli la mano che mi chiedono.
A Roma ci passo parecchio tempo d'inverno, a Torino la nebbia e il gelo entrano nella testa delle persone, e non c'è modo di sbrinarli.
Mentre aspetto il bus trovo a terra un foglio strappato, dattiloscritto in francese che parla dell'inquinamento atmosferico.
Sui bus di Roma ho appreso della morte di Pannella e Alberto Sordi, qui gli sconosciuti si parlano tra di loro per comunicarsi le notizie salienti o il menù che stanno andando a preparare a casa, con gli ingredienti appena comprati nella busta del mercato.
Signò ha sentito? E' morto Albertone, Madonna mia porello, sti carciofi li famo alla romana con la menta.
Oggi invece qui a Roma sul 62, ho sentito che è morta la libertà  per i sanitari di curarsi a loro piacere, la corte ha deciso che è stato giusto obbligarli al vaccino per lavorare. Questo paese perde un articolo alla volta della sua costituzione.
D'altronde anche io lascio un pezzo alla volta della mia vita terrena, capelli, vista, muscoli, denti, fedi calcistiche.
Sarà  il tempo che passa.

La massa con il muso al muro
mente a se stessa per non morire
mancano monete
nel buio di ballando sotto le stelle
L'Italia esempio per il mondo
lassù qualcuno metterà  le cose a posto
Sono tra i pochi a potersi permettere un cervello
E continuano a pensare di essere malati
meglio se vi vaccinate

Senza maschere
non vi riconosco più

Volevo creare un mondo
migliore per tutti

Preso a calci
decisi di costruire
un mondo migliore
almeno per me

L’intelligenza artificiale
sarebbe quella che ti spegne la luce
nel cesso del locale
mentre stai pisciano mezzo sbronzo
L’idiozia umana del gestore del locale
che si ritrova a pulire le mie pisciate sul muro
dovute, principalmente, a questo

Pensavo mi piacesse dormire.
Invece mi piace addormentarmi, se posso farlo più volte nella stessa notte, ancora meglio,
Il mio viaggio ideale è su un mezzo guidato da altri nella notte, la meraviglia del farsi trasportare.
Aprendo gli occhi un attimo si intravedono sprazzi.
Nel sogno si vede il viaggio dell'inconscio della notte.
Da oggi mi muoverò sempre così, anche la Svizzera sembra più bella, persino la Germania, che in Italia è considerata il peggior paese assieme alla Francia, credo per ragione di odio calcistico o per i film sulla seconda guerra mondiale o per invidia.
Basta guardare l'Italia da fuori per rendersi conto che è un paese di pastori governati da maiali, al contrario appena si entra in Italia si è preda di uno speciale incantesimo che la fa sembrare un paese normale.
Francoforte sembra Milano, che, sempre per invidia, è la città  più odiata da tutti gli italiani non milanesi e anche da qualche milanese della Juve.
Ho dovuto aspettare due anni di pandemonium per venire a preparare questa esposizione, ho dovuto attendere i porci comodi dei Signori "Meglio stare a casa" e delle Signore "Laviamoci le mani" per riprendere la mia normale vita apocalittica e integrata, ne sono uscito meno rivoluzionario e più uscocco, più magro e con la convinzione che ci siano al mondo schiavi e stupidi più felici di me.
Finalmente riprendo a muovermi al centro del mio quadro, sono due anni che osservo un quadro vuoto con una brutta cornice.
La Banca centrale europea svetta sopra allo spazio espositivo, bella combinazione, pensavo fosse altrove. Già  sapevo che la mia sarebbe stata un'esposizione incentrata sul gioco della vita, la Banca poi è il gioco più venduto degli ultimi cento anni, prima andava molto il gioco di Dio e del Papa, oggi il gioco della finanza ha contagiato tutti, i ricchi che giocano a diventar' più ricchi, e anche i poveri che giocano come chi gioca a Monopoli senza soldi, sperando di aver fortuna e cadere solo sugli imprevisti.
Questa fiumana di perdenti è l'unica a garantire che ci sia un unico supervincitore. Come se i dadi fossero una variabile casuale del gioco, come se alla lunga non facessero uscire lo stesso numero, lo stesso numero di volte, sappiamo che il caso non esiste nemmeno in un lancio di dadi, ma facciamo finta di nulla.
Anche io come Gundam, odio gli stupidi, mi rallentano, ripeto dentro di me che non ho paura, non ho vergogna e non ho fretta, ma nel mio cuore entra un po' di dolore assieme a tutto questo colore.
Non si tiene mai conto abbastanza del fatto che la vita è un gioco a somma zero. Per arrivare alla Kunstverein Familie Montez sono passato per Bahnhofsviertel, il quartiere a luci rosse di Francoforte, da noi è cosa inconcepibile, sarebbe come ammettere che esistono le puttane, sappiamo che esistono da duecentomila anni, ma da settant'anni a questa parte abbiamo messo anche questo nella categoria di cose che facciamo finta che non esistano.
Un altro gioco in voga da qualche tempo sono i sextoys, giocattoli per adulti alla ricerca dell'entusiasmo che avevano da giovani, l'aumento della pornografia è inversamente proporzionale al desiderio, ci servono nuovi stimoli anche per questo.
Anche i giovani e i giovanissimi hanno iniziato ad usare i sextoys, e il design di questi giochi dell'amore è sempre più simile a quello dei giochi dei dodicenni. Nel film Toy Story della Pixar, i giocattoli in assenza di Andy (il loro proprietario) prendono vita, intrecciando relazioni di amicizia, amore e odio tra di loro, nella stanza di un pre-adolescente fluido di oggi, si mischiano giocattoli e giocattoli sessuali, i pupazzi camminano in foreste di vibratori, strumenti massaggiatori, anelli fallici, vagine artificiali e dildo, come astronauti su un pianeta sconosciuto alla ricerca della strada perduta che porta all'identità  del loro proprietario.
Hello Kitty è un'icona sia infantile che erotica. Creata a Tokio dalla designer Yuko Shimizu nel 1974, il merchandising di Hello Kitty, su licenza e non, fattura un miliardo di dollari all'anno, dalla cancelleria, agli aeroplani, dai giocattoli, ai vestiti, ai profilattici, alla vodka, all'abbigliamento intimo, fino ai vibratori.
Ad un italiano che non conosca il tedesco "Kitty die Katze" (Kitty la gatta) suona ironicamente come "Kitty il cazzo".

Vivo al Sud del nord
o a Nord del sud?
Cambia poco
Oggi ho rimesso la giacchetta
ho comprato un disco dei Police
nuvole cariche di autunno
Mangerei solo pesce
anche d’inverno
Io e Nietzsche al bar insieme
tutti i giorni
ho già perso una donna così
Tanto vale andare al Nord
quello vero
al vero freddo

Che eleganza
che stile
la lingua francese
non capissi ciò che si stanno dicendo
L'idioma li fa sembrare un filosofo e una critica d’arte
Invece sono due normalissimi coniugi obesi
che discutono sul modo più economico
per parcheggiare da qualche parte la madre di lui
malata di Alzheimer

Non riesco a rassegnarmi nel vedere al bar della spiaggia,
giovani belle raggianti figlie di ricchi grassi, farsi servire da
giovani belle imbarazzate e indaffarate a raccogliere ordinazioni e consegnare vettovaglie.
Possibile che sia sempre stato e per sempre debba essere.
Ci sarà  almeno un quid di pensiero in più nei discorsi delle ragazza indaffarate,
rispetto al nulla dei discorsi inutili che sento arrivare dal tavolo delle ragazze raggianti?
O sarà  lo stesso nulla visto dalla parte opposta?
Devo essere l'unico qui a sentirsi un intruso tra i serviti, fossi tra i servienti sputerei in tutti i piatti,
per questo non ho mai voluto servire nessuno, questione di igiene e norme anti covid.
Per questo ho preso solo una birra in bottiglia che mi stappo da solo.
"Grazie a lei" alla cassa suona come un "siamo noi che la ringraziamo di essersi fatto servire".
Non ci fossero i soldi di mezzo sarebbe il paradiso.

Continuo in moto da Forte dei Marmi, a Pietrasanta, a Viareggio, opulenza.
Fino alla stazione di Pisa dove lascio la moto.
Sciopero dei treni.
Un addetto alle informazioni e duemila passeggeri incavolati,
Ei fu, come chi cerchi di fermare una falla nella diga a mani nude,
stoico.
Dalle Ferrari in spiaggia ai treni di Italia ‘90,
dal Manzanarre al Renault 5.
L'Italia non è un paese di merda, ma un paese molto più di merda di un tempo,
chi ha visto Italia ‘90 rammenta sia questo che Totò (Schillaci).
Per gli altri, giovani o smemorati che siano, l'Italia è normale così, terzo mondo.
àˆ normale che chi lavora nelle Ferrovie dello Stato faccia sciopero, non sanno che c'è anche gente che viaggia nullafacendo, i Flà¢neur non sono contemplati, contemplano.
Sono belle le ragazze imbronciate ancora piene di sabbia che guardano il cielo imprecando.
L'annuncio dell'arrivo dei treni su altro binario fa spostare moltitudini, come formiche goffe e impazzite,
grazia e sapienza sono inversamente proporzionali nell'essere umano.
Nelle stazioni italiane non ci sono molte sedie, popolo di folli ottimisti.
Aspetto in piedi, siccome immobile è il mio treno,
l'Italia è un lungo viaggio in ritardo
e il mio destino si compie a ritroso mentre vado avanti
e anche quando sono fermo su una pensilina.
Osservo patetici gruppi familiari in vacanza,
sudati con padri esausti e madri isteriche,
arrabbiati e brutti anche i bambini, come gli ascensori nei cortili delle case, quelli che si fermano solo ai piani di chi ha pagato i lavori, e bisogna aprirli con un'apposita chiave che hanno solo i condomini vip.
Da quando ho gli occhiali nuovi vedo bene tutto lo schifo che mi circonda,
con gli occhi chiusi sento sempre solo il bello.

Con voi amici cinesi nel sole di Viareggio Siamo come ippocampi volanti in un mondo che non può vedere nessun altro

San Salvario a Torino era un quartiere che, ai tempi della mia adolescenza,
ai tempi dell'eroina,
era famoso per rubarti il giubbotto coltello alla mano.
Oggi è il quartiere dove una moltitudine di giovani si sposta a bere la sera,
al momento, dopo vagabondaggi in mezzo mondo, il mio studio d'arte l'ho trovato qui,
nello stesso quartiere dove sono nato.
Questa bolgia di giovani diversamente ricchi, potrebbe,
in ogni momento, far partire un moto di ribellione contro l'ordine costituito,
ma sono tutti sbronzi, e io pure.
All'entrata di questo locale c'è una nicchia votiva illuminata con duemila bottiglie di superalcolici,
anche i cocktail sono divenuti un rito religioso.
Io scrivo,
i giovani fanno roteare gli ormoni,
a fine Giugno le ragazze sono quasi nude,
ogni anno un po' più nude del precedente, riscaldamento globale.
Se non irrompe il Grande Califfato, Dio non voglia,
tra qualche anno saranno nude del tutto, con due pezzi di scotch di carta sui capezzoli e un fiore tra le cosce.
Penso che i ragazzi giovani riescano a percepire le differenze tra le loro coetanee,
si accoppiano per affinità  principalmente estetiche,
a quasi cinquant'anni sembrano tutte identiche, giovani e seminude.
Sopra i palazzi dei locali più in voga, Scannabue, Renatino, San Salvatore, D.One,
vedo sbucare una giovane bellissima gigantessa in tanga.

Mi ossessionava il mistero dei piccioni e della loro venuta sulla terra, del loro scopo.
Ipotizzavo potessero essere creature multidimensionali, spettri incorporei impossibili da agguantare, poi compresi come si trattasse di animali alieni che si riproducevano attraverso un auto esplosione che lasciava il corpo del piccione vecchio spiaccicato sulla strada, e un nuovo piccione identico, ma giovane, svolazzare per la città .
Questo è il motivo per il quale nessuno ha mai visto dei piccoli di piccione.
Rimane da capire quale sia la loro funzione, visto che nessuno li mangia o li mangerebbe, e non rappresentano affatto un vantaggio estetico per i nostri balconi.
L'unica ipotesi riguarda il fatto che nell'antichità  le popolazioni avessero grandi problemi con lo smaltimento delle briciole di pane.
Nel corso della storia alcune capre, piccioni, porci e scimmie si sono "evoluti" con parvenza di esseri umani, si sono vestiti da funzionari di questo sistema in decomposizione.
Sono gli zelanti ingranaggi di un sistema di bidelli e burocrati di ogni sorta.
Sono le zavorre che cercano di appendersi ad ogni nostro progetto e slancio verso il futuro.
Sono esseri stupidi nel profondo, involuti nel cervello e nell'anima, piccoli dentro e larghi fuori, hanno come unico scopo quello di far sopravvivere il sistema al quale si sono aggrappati per sopravvivere.
Invece di servire, mangiano le briciole di potere e cagano giaculatorie di lamentazioni.
Sono un mix terribile tra i Vogon di Douglas Adams e piccoli burocrati di Dostoevskij, in triplice copia, che ostacolano costantemente il passaggio altrui.
Essi belano, grugano, grugniscono e gridano, tutti insieme all'unisono.

Noi non siamo ingranaggi di alcun sistema, non veniamo e non andiamo da nessuna parte, non difendiamo il passato dei trapassati, i suoi confini e le sue dogane, scriviamo il futuro tappandoci le orecchie e scansando le vostre merde volanti che piovono dal cielo.

E vi sento ancora
non solo con le orecchie
ciò che leggo si sedimenta
ciò che sento si cristallizza
Mi porterò con me quando me ne andrò altrove
Qui nei corridoi della Domenica
gli umani si trascinano
penosamente
professionalmente
All'ombra fa freddo
al sole si cuoce
Dio buono
la musica di merda di questo chiosco
Ad un tavolino di distanza
siede la nana grassa di Gucci
Davanti ad un tir rosso satinato
si allenano pugilatori improvvisati

Mio figlio ha imparato a leggere
scandendo le sillabe delle pagine
dei fumetti della mia collezione
Sento ancora la puzza di umido
delle case di merda in cui vivevamo
Con i miei figli ero felice
anche bestemmiando
anche in case di merda
tutti mi consigliavano di trovare un “lavoro vero”
poveri criceti ritardati
ancora corrono sulla ruota
per duemila euro al mese
Mi ricordo ogni sussurro del mio cuore
di quel periodo meraviglioso
il resto l’ho dimenticato
Le persone più insignificanti
tengono a vivere più a lungo possibile
Forse è il loro unico credo
visto che la loro vita è patetica
almeno che duri a lungo
Erano reclusi in casa da sempre
Che tutto torni alla normalità
da domani vi sarà nuovamente concesso di lavorare
per poi spendere i vostri guadagni in cazzate
continuare a correre e ruzzolare
Ve lo meritate

L'amore arriva quando me ne dimentico un po'
quando sembra non succedere nulla
come cieco mi ricordo di te
solo se ti annuso il collo
Quando dormo poco non mi piaccio
a fine Marzo dovrebbe finire questo martirio
dovrebbe tornare la Signora delle pulizie
rimasta bloccata in Spagna dall'inizio del pandemonio
Sono vivo solo grazie a Schubert e al mio comodissimo letto
con il paese in mano ai lemuri
Dovremmo farci restituire questi due anni
e tornare a Nizza a folleggiare
Ero come un bimbo felice
potresti ancora venire qui con quel corpetto
a fare l'amore con me

EGO POETA SUM
Ovvero
un poeta pieno di se
Il figlio della moglie dell’ex marito della moglie di mio Padre.

La Chiesa
non ha più nulla da offrire
Unico valore il danaro
Anche in ospedale
Il corpo non è altro
che corpo
strumento
nessun sussurro
metafisico
da vite passate
Aiutare gli altri
porta sfortuna
i poveri
sono contagiosi
Nel bosco di catrame
di via Saluzzo
non aiutare
nessuno
Ritorna sul terrazzo
in cima
tra i palmizi sfrangiati dal vento
lontano
Tanto andremo lontano
Tanto saremo felici?
Quanto tempo deve passare
prima di sentire lontano
il luogo dove si è nati?

Il caleidoscopio delle immagini immaginate

Vi sono, nel mio cervello, una quantità  immane di immagini immagazzinate, più o meno utilmente, che saltano fuori nei momenti più imprevisti, sono appunti visivi archiviati nel vano tentativo di saziare il mio bisogno di conoscere le cose. Immagini deformate, abusate dal tempo, riviste e riconsiderate alla luce di accadimenti successivi, dissociate, isolate dal contesto, distorte dall'inevitabile amnesia portata dalla vita, dal perenne assalto e saccheggio di mitici cammellini della memoria. Immagini della mia vita, dei film e delle trasmissioni tv, dei videoclip musicali, delle mostre e dei musei, degli spot pubblicitari, delle icone del genere umano, dei libri e delle storie, fino alle immagini dei miei sogni. Gli elementi dissonanti ritrovano il loro accordo visivo e concettuale, cromatico e formale, comico, cosmico e surreale, nel frutto pittorico.
Personaggi e paesaggi, interni e spazi, di un grande episodio crossover, nato dalla mia "voluptà© de voir", dal mio passeggiare nelle stanze segrete del mio cervello, come un flaneur dentro al viaggio allucinante di Asimov.
Attraverso questo gioco di ricerca, il collage dei riferimenti visivi diventa una continua sublimazione intellettuale colma di speculazioni sul valore iconico delle immagini e dei simboli che interagiscono tra loro, creando un racconto che non può prescindere dalla collocazione naturale delle immagini stesse, ma nemmeno può fare a meno di tracciare nuove narrazioni e nuovi percorsi di senso. Il caleidoscopio delle immagini immaginate da se stessi e dagli altri, riflette in uno specchio deformato l'immagine di ciò che abbiamo visto, abbiamo creduto di vedere, vediamo a distanza di tempo, in un continuo guardare-sperimentare-considerare-reinventare-riguardare all'infinito. Creiamo da ciò che abbiamo visto e sperimentato, ricreando all'infinito il mondo nel quale immaginiamo di voler vivere.

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La prima cosa
vista prima di addormentarmi
è un triangolo di cielo stellato
limpido e nitido
come in una notte gelida

Sopra le vostre teste
in un attico che potete
appena immaginare
mai vedere
ci separe una distanza
incolmabile
Ma ho qualcosa da proteggere
la vostra povertà
che mi rende ricco
la vostra lentezza
che mi fa veloce
la vostra stupidità
che mi fa sentire un genio
la vostra sconfitta
che assicura la mia vittoria
Abbiamo atteso a lungo
un segno
dalla vostra disperazione
nulla
avete scelto divano e serie tv
Il lamentarsi che risolve l’esistenza
strisciando lì sotto
obbedendo
speranzosi in una catastrofe
che ci riporti al vostro livello
alla vostra etica
digiunante di bellezza.

La quarantena, come stato di isolamento ed esclusione cautelare, è lo stato mentale di base delle società  occidentali.
Dalla diffusione dell'Aids (1981) agli attentati alle Torri gemelle (2001) Al Covid 19, le persone si sono gradatamente, ma inesorabilmente, auto escluse dalla vita sociale, con il fine di non correre rischi per la propria sopravvivenza.
Gli esseri umani, in questa parte di mondo, hanno scelto di vivere dentro le loro case, dentro il loro cancelli, dietro i loro muri, dentro il loro cervello, elaborando straordinarie fantasie di ciò che magicamente dovrebbe accadere in futuro, affidandosi alla vana possibilità  che la tecnologia possa colmare il vuoto di senso e di calore nei cuori.
Il mio lavoro, in particolar modo per la serie Quarantined, è incentrato sulla visione dell'essere umano contemporaneo nella opulenta civiltà  occidentale; un essere che, per paura di morire o di non vivere abbastanza a lungo, preferisce immaginare di vivere, circondandosi di surrogati rassicuranti e sicuri della vita reale.
Questo stato mentale cerca di escludere il corpo a favore della mente.
L'esperienza della vita diventa virtuale, dislocata, rivolta principalmente al senso della vista e al solo organo cerebrale.
Rappresento le mie modelle acefale, con una grande sfera al posto della testa, una sfera stracolma di desideri indicibili e irrealizzabili, di paure e speranze riposte in un meraviglioso futuro nel quale sarà  possibile nuovamente vivere veramente.
In uno stato simile alla reclusione, in una situazione nella quale la nostra libertà  di movimento viene limitata, a prescindere dalla ragione, la nostra mente ha l'unica possibilità  di viaggiare attraverso l'immaginazione, verso nuovi mondi, per continuare a rimanere nel suo stato naturale di libertà .

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Il nostro mondo adesso è debole e vecchio, puzza il sangue versato è infetto.(CCCP)

Vecchia
La Società  degli anni venti è vecchia, il potere è in mano a vecchi per nulla saggi, che resistono al loro destino facendosi scudo con i corpi di figli e nipoti.
Nei conti bancari di questa moltitudine di ottuagenari è sepolta, bloccata, ibernata, l'energia per costruire il futuro.
Ci raccontano la fiaba di quanto si stava bene ai loro tempi, loro che hanno sepolto la loro anima, la loro memoria, che hanno venduto la libertà , sperando di ricevere una vita e una pensione eterna.
Vivono una vita immaginaria, surrogata, un'idea della vita che non hanno avuto il coraggio di vivere, e rimangono aggrappati il più a lungo possibile al girello della sopravvivenza.
In realtà  si tratta dei nostri genitori, è forse colpa loro se non abbiamo lavorato venti ore al giorno e non abbiamo fatto cinque figli a testa come un tempo?
La società  in cui viviamo, quella in cui crescono i nostri figli, è stata pensata ed è gestita da vecchi che vivono in un mondo di privilegi al quale i meno vecchi non hanno accesso.
Le disparità  sociali tra classi hanno lasciato il posto alle disparità  generazionali, le disposizioni prese durante la crisi del Covid hanno reso ancora più chiaro quali siano le priorità  del governo e chi siano le persone che si è scelto di tutelare.
Chiuse scuole, palestre e discoteche, impedita la circolazione delle persone, chiusi i piccoli negozi e fermata l'economia, arte e cultura trattate alla stregua di inutili orpelli, al fine di tutelare la fascia delle persone anziane.
I figli del covid intanto dormono in una tendopoli dietro stazione Termini.

Mistica
All'uomo degli anni venti, è stata tolta l'anima, la spinta mistica verso la ricerca di una verità  ultraterrena, la ricerca spirituale è considerata attività  puerile, residuo di credulità  popolare.
L'idea di felicità  si riduce ad avere una posizione invidiabile, a qualunque costo, un riconoscimento esterno che ci permetta di sentirci migliori, i poveri e i disperati, servono per affermare la nostra capacità  di essere superiori. Gli "altri" vengono tenuti ai margini a ragione del fatto che sarebbero peggiori di noi, incapaci di "elevarsi" al nostro livello, rappresentando in questo modo, l'unica assoluta certezza di una nostra relativa affermazione.
Anche l'essere umano affermato e arricchito, continua a lavorare alacremente per cercare di "elevarsi" ulteriormente, al fine di costruire un nuovo livello dal quale emarginare altri meno ricchi e popolari, e dimostrare la propria ulteriore relativa grandezza.
Gli affermati, vengono venerati al pari dei Santi, diventano Maestri, viene studiata la loro biografia, la loro filosofia, le loro azioni etiche o meno che siano, alla ricerca della pietra filosofale che li ha resi come tutti vorrebbero essere.
Il riconoscimento della società  rappresenta l'approvazione di Dio.
La mistica, come contemplazione del divino, per mezzo della quale l'anima si eleva alla sua massima perfezione, è stata sostituita dall' "elevazione" in chiave economica e di ruolo sociale, meritocratica, di capacità  di produrre ricchezza, di generare consenso.
Il riconoscimento da parte della società  occupa il primo posto nella soddisfazione delle persone, essere popolari è considerato l'unico modo di "elevarsi", di lasciare un segno, di guadagnare l'immortalità .
Il ruolo dell'arte nel partecipare alla ricerca di verità  interiore dello spettatore, risulta in questo contesto del tutto inutile, naà¯f, puerile, quanto l'elevazione spirituale, la religione, la stregoneria.
Non è necessaria nessuna ricerca interiore se la sola elevazione possibile può avvenire all'esterno e dall'esterno, se la verità  esiste solo come somma di mistificazioni.
In questo paradigma, la spinta verso l'alto deve avvenire per mezzo di una piramide di altri esseri umani, i primi schiacciati sotto ai piedi e ai corpi di altri, che ci devono sollevare faticando, felici di partecipare al nostro successo, e smaniosi di intrufolarsi nella stessa via.
Ci si calpesta a vicenda sperando di scegliere la parte giusta della piramide e di arrivare più vicino possibile alla sommità  dei cadaveri e degli schiavi sotto di noi, verso la gloria e il riconoscimento del Dio sociale.
In questo quadro l'opera d'arte ha valore strettamente economico, un investimento ai fini di un futuro guadagno. L'artista ha una capacità  di produrre opere di valore, in funzione della propria notorietà . Il ruolo del gallerista e del collezionista, così come quello del curatore museale, si riduce all'analisi della prospettiva economica dell'artista e delle sue opere.

Misticazione
La storia è sempre stata scritta dai vincitori, dal potere politico e militare.
Oggi il passato, la storia, il presente e l'idea del futuro, vengono scritti attraverso il potere tecnologico e mediatico di mistificare la realtà , di gratificare l'ego dei destinatari di un messaggio, fino a portarli a credere che il surrogato della realtà  che osservano sia la realtà  stessa.
Il ricorso al surrogato è sempre più presente in ogni aspetto della vita umana, ed è vissuto dalla maggior parte delle persone come aspetto innovativo, ecologico, emancipante, salutare, migliorativo, sicuro.
Gli animali domestici, i robot, le bambole di silicone, sono utilizzati come surrogati di figli, mariti, mogli, amanti e nipoti; la chirurgia plastica viene utilizzata per produrre corpi e identità  sessuali surrogate; la pornografia e il sesso protetto permettono di surrogare l'atto sessuale stesso; i cibi sintetici, vegan, le barrette nutrizionali, le medicine che permettono di ottenere prestazioni in tutti gli ambiti, gli esseri umani stessi sono surrogati di se stessi.
Verso gli spazi più intimi e fondamentali della nostra esistenza, vengono promossi prodotti, idee e comportamenti che cercano di allontanarci dalla vita reale, verso una vita fittizia, virtuale, sintetica, nella quale l'esperienza interiore è sostituita con l'immagine mistificata che la società  ha di noi.
Una menzogna ripetuta all'infinito non diventa vera, ma rende la mistificazione una pratica socialmente accettabile, il senso del vero si perde dietro alla consapevolezza che ogni verità  potrebbe contenere, in tutto o in parte, una mistificazione.
La persona più abile e generosa può apparire, in questo contesto, troppo bella per essere vera, la persona più spregevole può apparire santificata da verità  inventate.
Accettando di delegare il potere di definire la verità  al sistema tecnologico e mediatico accettiamo di vivere in un vortice di informazione prodotta per sostenere una mistificazione piuttosto che un altra.
Il pandemonio causato dal coronavirus ha reso maggiormente apprezzabile l'idea di un'esperienza di vita surrogata, mascherata, nella quale cerchiamo il riconoscimento del gruppo senza dover incontrare i singoli.
A scrivere la storia dei nostri giorni saranno ancora i vincitori di una guerra fatta di menzogne, ma le capacità  tecnologiche alle quali siamo pervenuti ci consentiranno di creare mistificazioni di proporzioni mai viste prima.
Mentiamo a noi stessi, e ogni giorno è più difficile sorprenderci nel farlo, la vita surrogata fagocita quella reale.

Fica
La pornografia ha sostituito e surrogato la sessualità , il porno è anche il primo campo di applicazione delle nuove tecnologie, che si affermano e trovano i loro standards in questo ambito, a ragione degli alti budget a disposizione.
L'industria pornografica oggi si concentra da un lato sulla categorizzazione maniacale dei diversi generi pornografici, includendo oltre a razza, proporzioni corporee, numero dei partecipanti, età , colore dei capelli, orientamento sessuale, ecc. ; dall'altra sulla possibilità  di rendere maggiormente immersiva l'esperienza di fruizione dei contenuti ad un costo accessibile a tutti.
L'obiettivo è quello di creare un perfetto surrogato dell'atto sessuale, eliminando l'atto in sà©, attraverso l'eliminazione dell'altro, sostituito da un monitor, da un visore, da una bambola, da un robot, l'esperienza della sessualità  non deve essere condivisa e può rispondere alle aspettative specifiche del fruitore.
L'utente può scegliere esattamente cosa deve succedere o a cosa vuole assistere, non ci sono sorprese o rischi di alcun genere.
La sessualità  come profonda unione con un altro essere umano, e come istante di beatitudine, vuole essere sostituito da un atto realistico e meccanico, essenzialmente falso ma più vicino alle nostre preferenze, più facile, più sicuro.
Il sesso come funzione primaria ed irrinunciabile dell'esperienza umana, può essere accantonato e sostituito da una mistificazione che soddisfi la pulsione, senza compromettere la nostra asettica solitudine.
Il contatto con un altro essere umano è vissuto come potenzialmente pericoloso a livello fisico e psicologico, la soddisfazione delle nostre pulsioni primarie deve avvenire senza conseguenze e sensi di colpa, interfacciandosi con una macchina che non ha coscienza, non può scegliere nà© soffrire. Gli organi sessuali un tempo venerati e utilizzati quale simbolo di virilità  e abbondanza, hanno già  perso parte della loro funzione e conseguente importanza, l'atto sessuale, la presenza di un sesso di genere maschile e di uno di genere femminile, la fertilità  di entrambe le persone coinvolte, non sono più necessarie per il concepimento.
L'atto in se si è trasferito dalla zona genitale alla zona cerebrale, il sesso degli anni venti è metafisica pura.

aZione
L'artista degli anni venti, deve URLARE che almeno UNO non è disposto a specchiarsi nelle menzogne che ci vengono raccontata ogni giorno.

Nel 2020 in Italia c'è stata una grande moria (non delle vacche).
Punto.
Noi quasi si sentiva la nostalgia di Bettino Craxi,
perchè era come stare sull'Achille Lauro (la crociera).
Barattoli sormontati da pere e birilli di divieto ovunque.
Marx (Groucho) e lo Sputnik (il satellite),
Bic Gates (Bic, la penna a sfera) e l'elefante superdotato della Pfizer,
giocarono per mesi con il pallottoliere, mentre noi sognavamo di fuggire.
E io volevo solo che rimanesse il ricordo di tutto questo,
che la vita qui può essere più surreale di un quadro.
Ad imperitura memoria del gioco infinito al quale giocheranno a lungo.

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Il presente viene calcolato continuamente.
Dice Han, Byung-Chul in "La salvezza del bello"

I dati hanno qualcosa di pornografico e osceno: non possiedono alcuna interiorità , alcun rovescio, alcun doppiofondo, e per questo si differenziano dal linguaggio, che non ammette una definitezza totale.
Così come l'informazione è una forma pornografica del sapere: è priva di quella interiorità  che contraddistingue il sapere.

*Numerandia è la patria del dataismo, il paese dove i grafici governano le esistenze.
Tutto deve essere misurato e comparato per il raggiungimento di un qualche obiettivo stabilito.
Il Dio del merito quantifica numericamente anche ciò che non può essere misurato.
Indicatori numerici con acronimi anglofoni tentano di spiegare la realtà  e fermare l'attimo, con colori e grandi slanci verso l'alto seguiti da immani tonfi nell'abisso.
Un elettroencefalogramma, una sincope coronarica, un infarto e una nuova vetta conquistata, una serie di candele, un quanto, una performance, una classifica, un podio, un vincente, un nuovo grande obiettivo raggiunto, una sequela di numeri che si perdono nel nulla della ruggine del tempo.
Il dataismo misura la superficie del nulla.
Il grafico è già  vecchio mentre viene disegnato, macchine contano e misurano operazioni di altre macchine che obbediscono a ordini di uomini che consultano macchine che contano e misurano altre macchine per sapere cosa consigliare di ordinare.
Il dataismo conta.
Bisognerebbe inventare un valore che non valga nulla, nemmeno 0, un valore che non possa valere nessun valore. Un valore per valutare ciò che non può e non deve essere valutato.
Un valore che valga esattamente un: "non me ne frega un cazzo di sapere quanto vale".
Gli esseri umani si arricchiscono e si impoveriscono, cercando di prevedere i grafici dei minuti, giorni, mesi, anni, decenni futuri. Il valore delle cose nel tempo futuro determina il loro status economico immaginario.
Si gioca sulla previsione dei numeri che verranno, dei risultati, del apprezzarsi o deprezzarsi di un bene, di una performance, di un idea che renderà  denaro, di una risorsa che scarseggerà  aumentando il proprio valore e affamando chi ne ha bisogno.

*Numerandia è il nome che, in un video realizzato nel 2007, mio figlio Mattia a 6 anni dava alla terra.

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L’Italia in preda
alla peggiore crisi isterica
dopo la guerra del Golfo
Sono scappato in Belgio
Le guerre successive
alla prima crisi del Golfo
sono state normali e noiose
non hanno impaurito nessuno
a quanto pare
nemmeno l’11 Settembre
tutti a pensare
"se la sono cercata"
Il virus ha mandato il tilt
il sistema
Tempo di merda
ma ottima birra
Il Kraken del profitto
si inchina alla “scienza”
alla farmacia
inizia un sistema diverso
forse peggiore
sicuramente diverso
Tutto chiuso
negozi chiese stadi
parlamenti tribunali
Sterilizzare le mani
Scansare gli sconosciuti
Scopare senza toccarsi
Stare in casa
Scemo chi legge
Avanti a slogan
urlati da vecchi
pagliacci ritardati
che indossano maschere
da porci
Tutelare i fragili
Vigile attesa
niente poesia oggi
bisogna sopravvivere

Viaggiare da soli
mette meraviglia e
malinconia

Edificare una piramide
necessita di schiavi
Ogni tavola rotonda
finisce rovesciata

Dalle nuvole basse
spuntano architetture
razionali
Bambini volano via

Spettatore molto curioso
dello splendido puttanaio
di questa polverosa città

La maggior parte delle
cose che vedo
me le immagino da solo
Un robot gigantesco
guidato da un bambino
che distrugge la città

Guerriglieri Siriani
con la maglia del Real Madrid
Arrivano in barca profughi
con la maglia del Milan
Il giuoco della guerra
Il giuoco del pallone

Vivere come stupidi
senza telegiornale
senza telefonino
roba da ricchi

Ho un amico di infanzia
conosciuto a quarant’anni
Svaligiavano banche insieme da bambini
Rispondiamo alle nostre leggi
non a quelle del mondo
mi posso fidare

Al 15 di Novembre
l’agrimensore spaziale
coglie il grano di corallo
La stella della gioia
brilla nello spazio
Il figlio di Atrio
danza ebbro del vivere

La vita è un gioco indipendente dalla ragione,
attraversa i limiti fisici della realtà  per sfociare nello spirito.
La vita è un gioco libero, e l'arte è un giocattolo
che abbandona il ruolo di feticcio
per ritornare alla sua natura ludica e sacrale,
perchè è solo il gioco "serio" (il gioco giocato dai bambini)
che sa innalzarci a quelle vette di bellezza e santità 
precluse alla ragione.

Non bisogna prenderla troppo sul serio, è solo la nostra vita,
una danza con tanti inciampi,
una furia piena di carezze,
un sublime gioco al quale non si può perdere.

Se tutto il nostro costrutto sociale, culturale ed artistico nasce in prima istanza come
gioco, possiamo immaginare che giocare e vivere siano la stessa cosa.

La vita è il gioco di non sapere nulla,
da dove si arriva e dove si sta andando,
un gioco open world e open outcome.

Giocare dovrebbe essere il primo comandamento, l'Italia dovrebbe essere una
repubblica fondata sul coraggio di giocare alla vita.
In Toy Story 2 Stinky Pete è un pupazzo anziano cercatore d'oro, non è mai stato tolto
dalla sua scatola originale, non ha mai vissuto, vede la sua esposizione al museo
di Tokyo come unica possibilità  di redenzione per la sua esistenza.

Se non giochiamo la nostra vita,
nessuno potrà  goderne,
nemmeno in seguito,
anche se conservata in ottimo stato,
mai usata.

Il gioco e il giocattolo sono una metafora del nostro potere sul mondo che ci circonda, il ricordo del nostro essere onnipotenti e creatori del futuro che ci attende.
Le anconette che ho realizzato sono scrigni del nostro giocare passato, a perenne ricordo del nostro essere stati bambini, del nostro aver creato noi stessi attorno a quel bambino che tuttora alberga in noi.
Le anconette sono scrigni di ricordi, finestre spazio temporali in grado di fermare il tempo in un preciso istante, in un attimo di intima contemplazione e meditazione.
Possono prestarsi a contenere oggetti del proprietario o icone di un tempo che non c'è più, sono scatole del tempo passato, icone immortali, voti a divinità  profane, bandierine sulla linea del tempo, ex voto, con immagini, musica, profum, parole, sussurri, sono suggestioni, evocazioni di tempo passato.
La loro sacralità  sta nel nascere chiuse, segrete, occulte agli occhi di tutti tranne che ai nostri. Il loro interno, dorato e laccato, rappresenta il cuore, il bambino dentro di noi, la musica e il suono di quel soffio di tempo della nostra vita.
Le ancorette sono cassaforte dei ricordi del cuore.
La scatola che contiene il nostro cuore ha subito le intemperie della vita, come la chiesa romanica, la scatola che contiene il nostro cuore non ha nulla di bello, è arrugginita, solo con la giusta chiave è possibile aprirla.

Il culto sorse e crebbe in gioco sacro, la poesia nacque in gioco e continuò a vivere in forma ludiche, musica e danza erano gioco puro, saggezza e sapere si manifestarono in gare sacre, le convenzioni della vita nobile erano basate su forme di gioco, la cultura nelle sue fasi originarie viene giocata, la cultura si sviluppa nel gioco e come gioco.
Johan Huizinga

Dopo che avrete tenuto il vostro bambino tra le braccia amorevolmente, sarete in grado di guardare in profondità .
Thich Nhat Hanh

Visualizzate voi stessi come un bambino di cinque anni, e invitate questo bambino a stare con voi, quel bambino o bambina che è ancora vivo in voi
Thich Nhat Hanh

Una cosa che non contiene nà© utilità  nà© verità , nà© un valore di paragone, e non ha neanche facoltà  dannose, va giudicata nel miglior modo secondo la grazia che ha e il piacere che da.
Un siffatto piacere è il gioco.
Platone

Nel dialogo platonico Nomoi (Le leggi), si dice: […] l'uomo […] è soltanto un giocattolo fabbricato dagli dèi, ed in effetti questa è la sua parte migliore. In conseguenza di questa concezione, ogni uomo e ogni donna devono vivere giocando al meglio possibile questo gioco.
Platone

Ovunque si lavora e si produce non siamo insieme alle divinità  e non siamo noi stessi divini. Gli dèi non producono, nà© lavorano.
Byung-Chul Han

Nel mezzo della crisi finanziaria, in Grecia si è verificato qualcosa che sembra un segno dal futuro. Alcuni bambini hanno scoperto un grande fascio di banconote in una casa diroccata e ne hanno fatto un uso del tutto nuovo: si sono messi a giocarci e a strapparle.
Questi bambini anticipano in qualche modo il nostro futuro: il mondo è in macerie. Tra queste rovine, noi giochiamo – come quei bambini – con delle banconote e le strappiamo. Questi bambini greci profanano il denaro, il capitale, il nuovo idolo, facendone tutto un altro uso, ossia giocandoci. La profanazione trasforma improvvisamente il denaro, oggi cosà­ feticizzato, in un giocattolo.
Byung-Chul Han

Qui nolet fieri desidiosus, amet.
(Chi non vuole diventare inerte, ami.)

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Il mio jazz per il Caserta Jazz Festival
Se devo ricordare un periodo felice della mia vita, scelgo sempre l'infanzia, forse perchà© di quel tempo ho conservato solo i ricordi felici e spensierati, rimuovendo quelli tristi grazie all'alibi della dimenticanza.
Ogni soggetto del mio lavoro artistico nasce dal ricordo edulcorato della mia esperienza di fanciullo, e da tutto quello che ho osservato e ascoltato in quegli anni, ogni frammento di quel tempo si è fissato, cristallizzato in reperto mitico e irripetibile, fotogrammi della tv, anime giapponesi, fumetti, videogiochi, automobili, pallone, fantascienza, e soprattutto la musica.
Ho avuto, tra le altre, la fortuna di crescere con una colonna sonora, il jazz.
Un padre pianista non passa inosservato, un padre pianista jazz ancora meno, e questo ha fatto di di me un autentico privilegiato, una singolarità , in un mondo di padri omologati fra loro, ero il figlio di un pianista con la barba e l'animo hipster, che in origine significava: appassionato di jazz, insofferente del conformismo sociale e dedito a uno stile di vita fondato sulla libertà  delle scelte e sulla riscoperta dell'interiorità  individuale. Tutto intorno era deserto piatto e grigio, come solo la Torino-Fiat degli anni ottanta poteva essere, mentre io vivevo in una casa incantata dove un pianoforte rideva sempre.
Oggi mio padre suona un pianoforte mezza coda piazzato al centro di una stanza, all'epoca avevamo un pianoforte verticale, umile e fiero, regalo di mio nonno a mio padre in età  di fanciullo; era stato collocato contro il muro confinante con la cameretta mia e di mia sorella, ignoro se la posizione del pianoforte fosse stata pianificata per permetterci un ascolto stereofonico, più probabilmente ci era finito grazie alla saggezza infinita del caso, in ogni modo noi ragazzi potevamo sentire ogni nota attraverso il muro, era come essere sempre in una sala da concerto.
Sentivamo perfettamente anche il il trio jazz, pianoforte, contrabbasso e batteria, che si trovava a casa nostra per provare tutti i giovedì, qualche volta sentivamo anche il quintetto con sax e voce, ma a quel punto i vicini di casa dovettero chiamare i carabinieri e il quintetto finì per provare altrove.
Il jazz risultava piuttosto ostico a noi bambini, quei brani che sembrano non finire mai, dissonanze perenni, ritornelli inesistenti, lingue e carnagioni sconosciute, musicisti sudati con lo stile da clochard; eppure mi incuriosiva quel ritmo e quell'accanirsi sugli strumenti. Spiavo dal corridoio attraverso la porta a vetri smerigliati dello studio, sentivo la musica e vedevo figure, in controluce, muoversi a ritmo in mezzo al fumo di mille sigari e sigarette.
Sembravano musicisti fra le nuvole, Scat Cat e la banda di gatti randagi jazzisti degli aristogatti.
Crescendo mi misi a saccheggiare l'armadio dei dischi, uno dei pochi luoghi interdetti della casa, e probabilmente per questo uno dei più appetibili, all'interno si trovava la storia del jazz in una serie infinita di 33 giri con le loro enormi copertine, anche se non ero ancora smaliziato all'uso del giradischi, approfittavo delle assenze di mio padre per farmi una cultura musicale, e il mio passaggio rimane testimoniato dalle profonde accidentali righe trasversali sui vinili.
Paolo Conte in quegli stessi anni (1984) scriveva una canzone che si intitola "Sotto le stelle del jazz" nella quale sostiene che "Le donne odiavano il jazz, e non si capisce il motivo", posso solo confermare che mia sorella non era una appassionata del genere, mentre mia madre, il jazz, lo detestava del tutto e ad oggi non ha cambiato opinione.
Della mia infanzia a contatto con una musica così diversa da quella che ascoltavano tutti, mi è rimasta la passione per i sigari, il piacere di dipingere ascoltando Keith Jarrett (in silenzio naturalmente), e la curiosità  ossessiva per le cose molto lontane da ciò che mi circonda, il Giappone, Dio, Godzilla, Alfa centauri, le cose strane, singolari, ancora non spiegate o inspiegabili, potenziali svolte benefiche dell'esistenza.

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L'identità , come consapevolezza di sà© e della propria personalità , è un aspetto dell'essere umano in continuo divenire che riguarda il modo in cui un individuo si considera e costruisce se stesso come membro di un determinato gruppo sociale, religioso, nazionale, sessuale, culturale, etnico, politico, professionale.
Se è vero che ciascuna persona va definita non in quanto tale, ma in riferimento al periodo di tempo nel quale esiste (Korzybski), la nostra riflessione si basa sul fatto che nel periodo storico nel quale viviamo le persone si sono allontanate dai gruppi, modificando di conseguenza i confini della propria identità .
Il problema dell'identità  intuito da Pirandello in modo esemplare nel romanzo Uno, nessuno e centomila, e nel Fu Mattia Pascal, si è ulteriormente complicato nell'era dell'identità  fluida nella quale si sono persi alcuni riferimenti essenziali, i propri confini identitari (Z. Bauman) e i propri confini fisici e anagrafici attraverso la rete.

Nel corso delle epoche gli esseri umani hanno trovato la loro identità , di singoli e di gruppo, prima nella religione, poi nella nazione, successivamente nella politica e infine nella professione.
L'epoca in cui viviamo è fluida nel senso che gli individui definiscono ogni giorno la loro identità  religiosa, nazionale, politica e professionale, e di conseguenza la loro identità  sociale e la loro classe sociale.
La spinta verso l'identità  fluida della nostra epoca storica porta gli individui verso un certo grado di dissociazione, per cui anche in circostanze di vita ordinarie, un individuo può sentirsi più irreale che reale, letteralmente più morto che vivo, differenziato in modo incerto e precario dal resto del mondo, così la sua identità  e la sua autonomia sono sempre in questione. Può mancargli la sensazione della continuità  temporale; può fargli difetto il senso della propria coerenza o coesione personale.
Si può sentire come impalpabile, e incapace di ritenere genuina, buona e di valore la stoffa di cui è fatto. Può sentire il suo io parzialmente disgiunto dal suo corpo.(R.D. Laing)

Se le identità  che hanno da sempre caratterizzato gli esseri umani tendono a confondersi e a divenire meno certe e definitive generando dissociazione, altre identità  ugualmente non definitive si sono affermate in diversi campi della nostra vita, dall'identità  sessuale a quella alimentare/gastronomica, culturale, spirituale, mistica, ecc.
In questo quadro una delle poche identità  certe e definitive del nostro tempo, in special modo nei paesi occidentali e nell'america latina, è rappresentata dalla fede sportiva e in particolar modo da quella calcistica che assurge a rito giocoso e catartico e che rimanda al tempo aureo dell'infanzia.
L'individuo all'interno dello stadio di calcio ritrova quell'identità  definibile e riconoscibile, all'interno di un gruppo di persone eterogenee per etnia, religione, orientamento politico, sesso e orientamento sessuale, culturale, professionale e classe sociale; accumunate unicamente dalla fede calcistica espressa in riti, simboli, orgoglio, colori, bandiere, cori, ritmi.
In molti casi la fede calcistica diventa così l'unica identità  certa ed irrinunciabile dell'uomo occidentale contemporaneo, i calciatori assurgono al ruolo di paladini, condottieri di un immaginario eroico sognato.

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Ci sono giorni nei quali il "giovine" artista controlla la propria casella di posta elettronica per ripulirla dalle 8.723 email di sedicenti galleristi, promotori, organizzatori, eccipienti ed esaltatori di sapidità .
L'ecologia profonda inizia anche da qui.
Per ogni persona che ci propone un'iniziativa interessante per promuovere il nostro lavoro, ce ne sono 8.722 che propongono cafonate impronunciabili a prezzi iperbolici. àˆ in questo contesto che il "giovine" artista deve trasformarsi in un novello cercatore d'oro, passando al setaccio e ributtando nella palude fangosa del far west dell'arte le offerte indicibili e mettendo nel taschino le pagliuzze e le pepite che faranno la sua fortuna.
Con pazienza il nostro eroe deve lasciare l'amato cavalletto e farsi inondare da questo denso fiume di roboante informazione promozionale detta anche spam.
La pratica dello spam consiste nell'invio di messaggi indesiderati attraverso qualunque sistema di comunicazione. Il termine trae origine da uno sketch comico del Monty Python's Flying Circus, ambientato in un locale nel quale qualunque pietanza proposta dalla cameriera conteneva un imprecisato ingrediente chiamato Spam corrispondente ad un marchio di carne in scatola prodotto dalla americana Hormel Foods Corp.
La scatola di Spam rappresenta dunque la zuppa Campbell di questo inizio secolo. Non sarebbe il caso di sottrarsi a questo martirio distruggendo in un sol colpo tutte le email indesiderate e quelle provenienti da mittenti sconosciuti?
Assolutamente NO.
L'artista, in quanto tale, deve violentarsi alla curiosità , deve approfondire, deve sporcarsi le mani, deve compiere il processo alchemico che trasforma la merda in oro, Manzoni dixit.
Nel corso degli anni, nella posta indesiderata ho trovato i migliori collaboratori, le migliori opportunità  di lavoro e le fidanzate più disinibite.
Dunque il lavoro di setaccio deve procedere, partendo dall'eliminazione delle mail che riportano nel soggetto proposte sessuali esplicite, trattasi di mittenti meretrici, e quelle che ci comunicano con entusiasmo che HAI VINTO! ad un concorso al quale non avevamo partecipato.
In ultimo rimangono le mail che potrebbero contenere qualcosa di interessante. Il nostro cercatore deve aprirle e, leggendole di traverso nel minor tempo possibile, valutarne l'attendibilità  e decidere se rispondere o cestinare.
Ultimi giorni per aderire a … CESTINATO, gli artisti non amano lavorare di fretta.
Eccezionale opportunità  espositiva a… CESTINATO, troppo ostentato.
Hai mai pensato di esporre al Louvre con soli … CESTINATO, buona notte.
Gentile "giovine" artista, abbiamo visionato il suo lavoro e vorremmo inserirla all'interno di questa iniziativa curata dal famoso critico … nella famosa città  di … durante il famoso festival di …RISPONDO.
Passano pochi minuti e il nostro eroe riceve la telefonata di una sedicente Dottoressa promoter che magnificando il lavoro artistico di cui a preso visione assieme al famoso critico (nei precedenti due minuti immaginiamo), lo invita a non indugiare perchà© ci sono solo più pochi posti.
Dal telefono si capisce solo che la Dottoressa Promoter è milanese, ha una bella parlantina, sta proponendo l'occasione della vita, è molto truccata e profumata. Non fosse altro che per il profumo il "giovine" accetta di ricevere una mail, che arriva dopo tre secondi, con tutte le informazioni del caso.
Egregio Giovine Artista, come da intercorsi accordi telefonici, con la presente sono a inviarle, la proposta per esporre le sue opere nella città  di … durante la manifestazione curata dal famoso critico …I servizi che Le forniremo sono i seguenti:
1) Organizzazione generale e segreteria;
2) Presentazione del famoso critico d'arte;
3) Partecipazione all'inaugurazione di noti intellettuali e critici d'arte;
4) Presenza, durante l'Evento, di personaggi del mondo della cultura e della televisione;
5) Allestimento e disallestimento;
6) Guardiania;
7) Assicurazioni delle Opere in loco;
8) Stesura del testo critico del famoso Critico d'Arte che sarà  inserito nel catalogo della Mostra;
9) Stampa ad arte del catalogo del Festival;
10) Ideazione grafica e stampa di inviti e locandine;
11) Promozione degli eventi sul web;
12) Ideazione e stampa del roll up;
13) Richiesta di vari patrocini;
14) Ideazione grafica e stampa della Sua biografia e del colophon che saranno esposti durante la mostra su pannelli in forex;
15) Distribuzione del materiale promozionale;
16) Ufficio stampa;
17) Coordinamento dei contatti con le Autorità  (Ministero per i Beni e le Attività  Culturali, Regione, Provincia e Comune);
18) Organizzazione del cocktail per la serata inaugurale;
19) Inviti a collezionisti ed esperti di settore;
20) Cameraman professionista per le riprese del vernissage;
21) Organizzazione di una conferenza stampa che vedrà  la partecipazione di quotidiani, radio e televisioni;
22) Spazi pubblicitari della manifestazione su riviste specializzate;
23) Fotografo professionista per la serata di inaugurazione e consegna di un cd con le foto;
24) Realizzazione e montaggio di un video dell'apertura;
25) Cena di gala dopo l'inaugurazione della Mostra;
26) Camera in Hotel per la notte dell'inaugurazione. Per questo pacchetto di servizi è richiesto un rimborso spese di € 28.000,00 + iva più una sua opera a nostra scelta tra quelle esposte al Festival.
Certa che comprenderà  l'interessante occasione, e rimanendo in attesa di un cortese riscontro, porgo cordiali saluti.
Dottoressa Promoter
Il nostro artista si rende subito conto che essendo "giovine" non possiede nemmeno una minima parte della cifra richiesta a titolo di "rimborso spese" e interrogandosi sul significato stesso del termine, si rende altresì conto che sta sprecando tempo con l'analisi di una mail inutile quando potrebbe dedicarsi più profittevolmente all'invio delle sue 20.000 mail per comunicare a tutti che il suo nuovo quadro è quasi pronto.
Si compie così il ciclo naturale che genera quella costante produzione di informazioni spazzatura che lentamente, macerando, generano l'humus sul quale germoglia e cresce inesorabile l'Arte.

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Estate.
Il tempo nel quale abbandoniamo la nostra dimora per un luogo altro, qualsiasi.
Anche l'artista viaggia, in mezzo agli altri fuggitivi, e osserva l'esodo post atomico.
Per i bei vicoli italioti è tutto un set di uomini e donne che si fotografano a vicenda mettendosi in posa a forza di urla, le immagini così prodotte partono dai telefoni per raggiungere apparecchi di altre persone, verosimilmente intente, a loro volta, ad immortalare parenti dinnanzi a paesaggi esotici.
Se si potesse tracciare questo traffico di souvenir visivi si scoprirebbe che siamo accidentalmente presenti nelle foto delle vacanze di molte altre persone e che le nostre immagini vengono usate per descrivere le vacanze immaginarie di impiegati di call center telefonici.
Dalle Alpi alle piramidi il raptus istantaneo contagia chiunque, dobbiamo produrre la prova provata di essere stati veramente in questo luogo oggi, tutti devono sapere che ci stiamo godendo la vita, oggi.
Intasiamo le nostre memorie digitali, riempiamo i nostri hard disk di immagini della nostra felicità  mondana!
Benchà© sia certo che tutto sia già  stato fotografato almeno una volta, siamo sicuri che non sia stato fotografato da noi, e questo ci basta.
Documentiamo per i posteri, per la storia, a futura memoria digitale.
Nascono spazi virtuali di condivisione nei quali possiamo raccontare la nostra vita vacanziera per immagini, le nostre imprese, le nostre conquiste, il nostro sguardo sul mondo in pausa; vendiamo la nostra immagine immaginaria di noi stessi.
Cerchiamo di far vedere a quanti più possiamo, condividiamo, promuoviamo le immagini della nostra vacanza come fossero prodotti, ammaliamo gli sconosciuti al fine di farli diventare nostri seguaci, chi mi ama mi segua.
La mia felicità , il mio divertimento, il mio spasso, li vendo al prezzo di un attimo del tuo tempo, quello che ti serve per dire che ti piace, che apprezzi, che mi vorresti conoscere.
Cosa rimane di questo immane traffico di informazione visiva di pessimo gusto?
Nulla. Siamo noi stessi a cancellare la maggior parte degli scatti che ci erano sembrati fantastici, in uno si vede che siamo ingrassati, nell'altra la nipotina a fatto le corna, e in questa un artista cretino è passato davanti al sole che tramonta.
Solo una minima parte finirà  sui nostri social, dove rimarrà  nei secoli dei secoli incancellabile, Amen.
Più che i quindici minuti di popolarità , è una vita intera passata a descrivere come ci piacerebbe essere, come ci piacerebbe vivere, come vorremmo che ci vedessero gli altri.
Un tempo, si poteva ammorbare l'esistenza di amici e parenti con la proiezione di venti caricatori di diapositive, i più arditi avevano prodotto in vacanza un video in formato VHS, con commento sonoro letto dalla guida turistica; oggi la fotografia e il video documentaristico sono gratis, come la democrazia.
Tutti possono fotografare, filmare, votare, formare partiti politici, e lo fanno veramente, senza vergogna, a prescindere dalla propria cultura o competenza.
L'artista osservatore, analizzando a fondo la situazione si rende conto che esistono solo quattro soluzioni per godersi un panorama o visitare un monumento in questo periodo: A) Cercare la foto del panorama o del monumento su internet.
B) Alzarci alle cinque di mattina, e qualcuno lo fa, ma non gli artisti che son' troppo pigri. C) Andare al bar a leggere un buon libro di fantascienza.
D) Andare a vivere in Korea del Nord.
Mentre meditiamo sul da farsi, una ragazza fa una foto ad un amica che si sta fotografando da sola, le campane suonano a distesa, oggi è morta un altra arte, e i fotografi raggiungono i pittori nell'eden degli inutili meravigliosi testardi d'un tempo.
Arriverà  una giovane vergine a ripensare da zero l'idea stessa di fotografia?
Una provvidenziale pioggia solare distruggerà  il mondo digitale restituendo la dignità  all'artista fotografo?
Possiamo semplicemente farci rassicurare dalla certezza che la memoria digitale, sulla quale salviamo le nostre immagini, non arriverà  integra agli archeologi dell'anno 4000, impedendo agli storici di marchiare la nostra epoca come la più patetica di tutte.
A scuola siamo costretti a sorbirci letture strazianti e visioni aberranti di epoche sepolte, e questo solo a causa dell'immortalità  di carta e papiro; la nostra epoca, al contrario, produce quantità  sproporzionate di informazione inutile che si autodistrugge in un inconscio atto di ecologia profonda.

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Gli esseri che dipingo in ambientazioni e abiti da selfie glamour, sono persone stereotipate e stritolate dagli ingranaggi del sistema per il quale svolgono una funzione, sono funzionari entusiasti dello stesso sistema che li calpesta.
Il carattere animalesco della testa viene a rappresentare una deminutio dell'essere umani, a vantaggio di una "qualità " animale.
Un mix terribile tra i Vogon di Douglas Adams e piccoli burocrati di Dostoevskij, in triplice copia, che ostacolano costantemente il passaggio altrui.
Essi belano, grugano, grugniscono e gridano, tutti insieme all'unisono.

Forse poeti e scrittori lavorano in silenzio. A dirla tutta anche io, mentre scrivo per voi o per me, sono solito farlo senza distrazioni visive o acustiche; ma per quale strano motivo l'artista visivo, nell'atto di portare la sua idea sulla tela o nella materia, sente il bisogno innato di distrarsi.
Dovrebbe essere condotta un indagine scientifica per capirne i motivi, forse l'ansia di vedere un buon risultato si tramuta nella paura di finire troppo velocemente, forse siamo colti dalla fanciullesca abitudine a fare i compiti guardando i cartoni animati, o forse, semplicemente, lavorare stanca.
In ogni modo negli studi d'arte si possono osservare diverse modalità  con le quali l'artista ama distrarsi, dalle più classiche alle più ardite e creative. Il caffè rappresenta certamente la prima e universale distrazione di qualsiasi studio d'arte, l'essenziale è utilizzare la moka e non le moderne macchinette a cialde, il tempo necessario a far passare l'acqua dalla caldaia attraverso il caffè, fino alle tazzine, ci permette un breve riposo e due chiacchiere con assistenti, galleristi, visitatori, o in mancanza di questi, con personaggi immaginari; inoltre rimaniamo certi che dopo un buon caffè il nostro lavoro procederà  più spedito.
In realtà  all'ottavo caffè della giornata il fisico assuefatto non riceve alcun beneficio, inoltre molti amano fumare interminabili sigari proprio a seguito di un buon caffè, il che rende gli studi d'arte piuttosto fumosi e quasi del tutto privi di ossigeno, cosa che contribuisce ad una leggera sonnolenza diffusa.
Ma allora il caffè non serve a nulla, ci viene da pensare. Il telefono, al pari del caffè, è una continua beata fonte di distrazione, pigola per ogni messaggio, condivisione su facebook, messaggi del gestore, appuntamento e reminder; strilla annunciando amici, parenti, colleghi e numeri sconosciuti, che vogliono affabularci con offerte e storie incredibili, evidentemente ispirati da un angelo che si è preso pena per la nostra annoiata condizione di esecutori della nostra idea creativa.
Ultimo classico motivo di distrazione sono le domande dei vostri assistenti e collaboratori, domande quasi sempre pertinenti e dovute al fatto che non gli avete appositamente spiegato bene il lavoro da svolgere, in modo che vi potessero disturbare al più presto; per dirimere i dubbi sulla tonalità  del gesso da stendere sulle tele o sulla tonalità  di monocromo da utilizzare, non c'è nulla di meglio che fermarsi un attimo e per prima cosa preparare un buon caffè.
Ed ecco che il ciclo ricomincia.
Ma per molti tutto ciò non è sufficiente, ed ecco nascere, accanto ai cavalletti, palafitte semoventi costituite da libri d'arte, che accolgono sulla loro sommità  televisori da sessanta pollici, sistemi surround con subwoofer amplificati in grado di far rovesciare o esplodere ogni bicchiere del quartiere, sistemi più o meno elaborati per ascoltare musica, audio libri, conferenze, guardare partire di calcio, dettare memorie, intrecciare rapporti d'amore e di lavoro.
Tutto per distrarsi un pochetto e non avere quella terribile sensazione di essere al lavoro.
Il bisogno di distrazione è una patologia che, prima o dopo, colpisce qualsiasi artista e creativo, tanto vale rassegnarsi e scegliere la distrazione che preferite, io consiglio letture di classici e musica dal vivo, il fatto di avere qualcuno alle vostre spalle che legge, suona o parla, vi aiuterà  anche ad andare avanti con il vostro lavoro, se non altro per una questione di ego.
L'atroce prezzo che si paga a questa sindrome consiste, naturalmente, nel passare il sabato e la domenica soli in studio, a finire il lavoro che si è portato avanti mollemente durante l'intera settimana, un prezzo che, in fondo, si paga volentieri, perchà© ci fa sentire davvero appassionati del nostro lavoro.

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I poveri di soldi sanno che il privilegio del furto
è riservato ai ricchi, che rubano per rimanere tali
Ricchi di soldi non si diventa
Studiare e lavorare per diventare ricchi
sono tentativi pavidi e patetici
La ricchezza è uno stato di partenza
non di arrivo
La vera ricchezza si eredita
non si genera
si sperpera volendo
ma è uno stato di fatto
Se il concetto di furto fosse legato
a ciò che possediamo in più degli altri
da questa parte di mondo saremmo tutti perseguibili
Chi ruba tenta di passare dalla parte dei ricchi con un trucco
ma alla lunga si accorge di rubare a se stesso
vivendo nella speranza di un continuo stato di eccezione
di benedizione
che renda invisibile la propria ricchezza

Sul cartello stradale in direzione dell'aeroporto ho visto il disegno di un aeroplano che somigliava misteriosamente ad uno sgombro volante, ho immaginato fosse stato disegnato da un geometra del comune, un povero disgraziato che aveva scarabocchiato sulla busta del panino, il layout definitivo da mandare in stampa, o forse il poveretto lo aveva copiato dai cartelli di altri paesi o, più probabilmente, di altri pianeti nei quali gli aeroplani potevano volare e inabissarsi in mare a piacimento.
Viaggiavo accanto ad una vecchia ucraina, due ragazzine, l'uomo lupo e una famiglia di egiziani, andavano tutti via, lontano, forse a trovare un uragano. Siamo dovuti passare a vedere le case brutte costruite negli anni sessanta, un tempo nel quale gli architetti godevano di immunità  planetaria ed erano onnipotenti, un tempo nel quale in Italia era pieno di spazio vuoto e nessuno sapeva come riempirlo, purchà© il nulla venisse annientato, pensavano: "meglio brutto che l'erba", un tempo nel quale tutti chiedevano a Dio di aprirgli un nascondiglio fuori dalla natura.
Ci si appassiona di più ad un brutto artificio che ad un bel pezzo di merda.
La Natura anarchica ci spaventa più della bruttezza asettica e noi costruiamo cose brutte che ci rassicurino.
L'immortalità  della natura, il suo esserci sempre e per sempre, il suo mangiare l'asfalto con le radici degli alberi, la sua forza distruttrice e generatrice che alimenta l'universo, ci mette a disagio, ma è il disagio del sentirsi passeggeri su questa terra, la consapevolezza che la natura, prima o poi, ci riprenderà  con sà© ...
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Ha appena compiuto quindici anni,
dice che per quando ne avrà  trenta
non ci sarà  più nulla.
E' tutto papà .

"Apocalisse verrà "
Uragano urlerà  e Tempesta soffierà ,
si apriranno come scatole i palazzi di cartone,
Vulcano brucerà  gli inutili soldi di Monopoli.

E non lucevan le stelle,
ma meteore a cancellar montagne.
Sublimi le ultime immagini,
Natura che vince la nostra guerra contro gli stupidi.

"Odia gli stupidi, aiuta i deboli"

Taglio il cartone delle valigie di mio nonno,
raccolgo quello delle barche perdute,
che portano al parco giochi i bambini affogati,
ad abrracciar Godzilla,

"formidabile mostro giapponese, dagli occhi di fucina"

Raccolgo cartone abbandonato,
veicolo di infinite merci effimere,
nascondiglio di esuli e droghe.
Come barbone,
su cartone e cotone,
dipingo Apocalisse in accelerazione.

Fossi anch'io uragano,
che distrugge a caso senza spiegazioni,
che lancia automobili nel vuoto,
che ammutolisce i telefoni e spegne le tv,
che staziona sul pulpito a risucchiare preti e capi, eroi e dotti,
la saetta nella coppa dei campioni,
il terremoto nell'idromassaggio delle modelle.

"E' passato l'uragano Zakamoto!"

Ha distrutto tutto, anche le case dei cattivi.
Ha indebolito gli stupidi e instupidito i deboli.
Ha trovato difetti, rimpianti, male, ignoranza,
e nemmeno una goccia di speranza.

Intanto ce ne andiamo a vedere la fine del mondo ad ovest,
sperando che Colombo non sia mai partito,
Ulisse non sia mai tornato,
e che il Kraken o Gamera appaiano all'orizzonte.

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La Autobianchi A-112 ha un motore spinto a quattro cilindri in linea con albero a camme laterale,
con 903 centimetri cubi di cilindrata e 44 Cavalli motore di potenza massima.
Impiega 13,7 secondi per passare da 0 a 100 chilometri all'ora.
Da ciò si deduce che il propulsore possa avere una potenza superiore a quella dichiarata dalla casa madre, forse 47 cavalli motore.
Ha un cambio manuale a 4 rapporti che la spinge a sfiorare i 140 chilometri all'ora, ma se si superano i 100, consuma esageratamente e la super sta a 1.510 Lire al litro.
Per questo Aldo ha deciso che domani ci alzeremo presto e torneremo in statale.
Ora sono le 19:00, siamo seduti su una panchina del parco, ho appena finito di visitare tutti gli stand della Biennale di Venezia.
Da questa mattina alle 10:00 Aldo mi aspetta qui, si è letto il giornale dalla prima all'ultima pagina e ha trovato una soluzione per evitare di spendere una fortuna in carburante, ha una faccia molto soddisfatta.
Il consumo esagerato non è l'unico problema della A112, i 47 cavalli motore generano una vibrazione che concilia il sonno del passeggero e intorpidisce le braccia del guidatore.
Per questa ragione, durante il viaggio in statale, ci fermiamo ogni 100 Km per un caffè, una Gitanes senza filtro e una veloce lettura dei giornali locali.
Scegliamo bar dall'aspetto aristocratico ma economico.
Ogni bar ha il suo dehors con portacenere, il suo dialetto e la sua storia.
Aldo mi racconta tutto ciò che sa di questi posti.
Ci sembra che il fatto di avere una storia renda più accettabile l'esistenza di questa infinita serie di paesi dai nomi assurdi. Ca' Sabbioni, Fiesso, Selvazzano Dentro, Oppeano, Trevenzuolo, Goito, Acquanegra, Pizzigettone…
Casate nobiliari incrociate fra loro che diedero vita a invidie e guerre, apparizioni di presunte madonne folgorate, terre invase dai crucchi, riprese dai garibaldini, occupate dai partigiani.
Paesi sedi di fabbriche mastodontiche, teatro di guerre napoleoniche, centrali di mercanti, trafficanti, fuggitivi, esuli istriani.
Aldo continua a raccontarmi perchà© esiste ciò che ci circonda, io sto osservando il mondo che mi si costruisce intorno, attraverso ilfinestrino deflettore dalla curiosa forma triangolare, tutto mi si mischia nella testa mentre mi lascio cullare dai 47 Cavalli motore, al galoppo in un sogno.
In futuro eviterò sempre le autostrade della vita.
Grazie Aldo.

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Un effetto vertigo
manda avanti il cielo
e indietro il barcone
devono essere le nuvole
Il tempo si rallenta
respiro
ci dondola il nulla
Nemmeno un Godzilla gigante
che distrugga la Giudecca
Nulla
Nemmeno un Cristo a pelo d’acqua
Nulla
E’ grazie a questo nulla
mi posso immaginare tutto

Esiste un luogo meraviglioso
ove realtà sensibile e sovrasensibile si confondo
ove le esplosioni nucleare
generano mostri marini
e le foreste sono popolate da
demoni e spiriti
Un luogo metafisico nel quale i bambini
si battono al pari, e meglio, degli adulti
E’ il Giappone degli uscocchi spaziali
degli androidi assassini e dell’olocausto nucleare
Il luogo nel quale è cresciuta la mia generazione
Il luogo nel quale è cresciuta la mia immaginazione.

Chi c'è lassù, sopra di noi?
Quale energia, quale forza creatrice capace di ogni cosa?
Non i miti,
non le religioni,
non i re,
non gli stati,
non il denaro,
solo noi stessi
Der Einzige.

Non lo faccio per il paradiso promesso,
non lo faccio per la benevolenza del mio Signore,
non lo faccio per la comunità ,
non lo faccio per il denaro,
solo per me e per il mio piacere di vederti felice.

E' giunta l'epoca dell'anarchia dell'Es.
E' giunta l'epoca dell'uomo Dio.

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Che succede adesso
non ho casa
non ho amici
non ho uno studio
cosa faccio?
Dipingo lo stesso

Un barbone con la camicia di seta
gira con il suo carretto
nella città deserta
addormentata
raccoglie spazzatura
trasforma la merda in oro
Ha una bandiera con un Jolly Roger rosso
su fondo nero

Nelle piazze d’Italia
moltitudini
di facce da culo

Negli stadi del mondo
si innalza l’inno
dei campioni

Mai amai tanto
mio amore
mare di miele

Continuo a vedermi
guardando dentro
ai tuoi occhi

Quello che scrivo
accade
se lo leggete in tanti

Stanotte il gazebo è volato via
rubato in volo da Michael Jackson

Finito di esplorare il mondo prossimo circostante, il fanciullo per la prima volta volge lo sguardo verso se stesso.
Nella pozza profonda creata da Nemesi o nello specchio del bagno di casa,
pone gli occhi dentro ai sui stessi occhi per scoprire che sta guardando qualcun altro: Dio.
Per un attimo rimane interdetto ad osservare se stesso rovesciato nel colore del suo iride.
Il paesaggio per sempre mutevole attorno alla propria pupilla, gli racconta di paesaggi extraterrestri.
Distratto da un animale dietro ai cespugli, ho dal telefono che squilla in corridoio,
il fanciullo ritorna nel mondo dimenticando ciò che ha appena veduto.
Un Dio amico così vicino sembra troppo facile da trovare, e non può essere vero.
Il fanciullo distrugge e costruisce, cercando Dio negli occhi degli altri, e ormai divenuto uomo si ritrova a guardarsi negli
occhi scoprendo nel proprio iride un paesaggio mutato da crateri, offeso da collisioni con altri corpi celesti, scaldato
dai soli o congelato dalla morte di stelle implose.
Ancora il fanciullo divenuto uomo vede Dio e, con la pelle d'oca, inizia a parlargli, vuole sapere chi è, e dove deve andare.
Dio lo fissa stupidamente dallo specchio senza dare risposta alcuna e l'adulto ha la sensazione di parlare da solo.
Un bambino che piange o una sveglia che suona, riportano l'adulto nel mondo.
Un Dio che non risponde è un Dio sordo, un Dio cattivo, e un Dio che non esiste.
Finchè l'adulto divenuto anziano si ritrova al mattino davanti a se stesso lavandosi la faccia,
il paesaggio extraterrestre dei suoi occhi, dal quale proviene e dove sta per ritornare, è cambiato ancora,
il Dio che vi alberga lo attende impassibile tra intrecci di fiori, ombre di animali mitologici, arcobaleni di gomitoli colorati.
Il fanciullo divenuto uomo divenuto anziano, partirà  per incontrare nei suoi occhi D'Io.

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Il futuro è scritto
negli occhi dei bambini
eterno
presente
Il bambino prototipo perfetto
Maestro di luce
Bisognerebbe celebrare i bambini ogni giorno

Nudo
guardo verso il futuro
dalla finestra del mio studio
Un labirinto di colori saturi
Malinconie e assurde cromie

Il cubo si compone
e si scombina
contemporaneamente
Immobile deserto congelato
Un fiore tra le tue cosce
Dalle stanze vuote
guardiamo fuori
soli e nudi

Ho già visto questo futuro
mille volte
sempre uguale
Ultimo livello
Game over

Ci sono bar nella periferia di Torino
dove rischi sempre una coltellata
Sono i bar migliori
volano gli schiaffi
da madri ciccione a figli obesi
pesi massimi
Tatuaggi ultras zoccole birra e sigarette
straccioni vagabondi e pittbull
Anche io vorrei esser come loro
senza sogni