A costo di distruggere tutto noi giochiamo e il gioco che più amiamo è giocare alla guerra Come scimmie ammantate di porpora inventiamo le regole sul momento Gioco di pupazzi e creature mitologiche Creiamo e distruggiamo il mondo ogni giorno
A costo di distruggere tutto noi giochiamo e il gioco che più amiamo è giocare alla guerra Come scimmie ammantate di porpora inventiamo le regole sul momento Gioco di pupazzi e creature mitologiche Creiamo e distruggiamo il mondo ogni giorno
Caro amico, hai ragione tu hanno vinto i “poveri di tutto di spirito di cuore di denaro” e anche poveri di cervello instupiditi dai media ritardati dalle troppe informazioni “sapere subito capire un cazzo”. La povertà era viatico verso la santità poi una mezza vergogna socialista oggi è la vita normale sotto alla menzogna per quasi tutti. Aiutare i poveri porta sfortuna sono contagiosi sono conformisti per loro ragiona il telegiornale non vogliono altri poveri specialmente poveri negri nemmeno impiegati di posta negri. I poveri amano il Natale e giocare a Monopoli il gioco dei ricchi. Pensavamo fossero la grande energia sepolta pronta ad esplodere sembrano invece bambini ritardati che fanno a gara per arrivare ultimi fare zero al totocalcio. Gli ultimi saranno i primi da ultimi saremo per sempre aiutati e finiremo in Paradiso Tutto il mio amore non riesce a colmare questo bisogno. A terra sul selciato davanti alla mensa dei poveri ogni giorno un tappeto di cibo scartato.
Facendo il bagno nella vasca mi sento di destra Voi coetanei dell’odierna sinistra avete nostalgia della bottega della vecchia piccola borghesia di un tetto come orizzonte non riuscite a guardare avanti paralizzati terrorizzati dalla pensione che non avrete mai Siete un po’ foglie e un po’ stucchi del nuovo mondo
Sono rimaste così poche persone con gli occhi che brillano che vibrano specchi per il sole olhos espumante sparkling eyes felici di vivere le persone come noi sono le sole delle quali dovremmo ogni giorno circondarci
Oggi vento anche qui nella città meno ventosa del mondo credo tutto limpido terso in moto anche Poirino sembra bella Il suono del motore mi scioglie i pensieri Sto ricomprando i dischi che vendetti disperato per nulla al doppio di ciò che valgono Ci rimetto per fedeltà per orgoglio ridendo oggi sono ricco
A forza di girovagare per il mondo sono finito a vivere a quattro isolati da dove sono cresciuto Torino e il suo cielo basso come una cappa di fastidio cielo chiuso da ottuse montagne senza slancio Scappo continuamente altrove ma poi ritorno qui all’inizio correndo sopra al simbolo dell'infinito Mi riporta qui l’odore di pioggia del mio parco del fustino di polvere detersivo dell’erba tagliata nei campi da golf dell’odore delle rose che emanano le ragazze sudate Siamo comandati dal naso anche se crediamo di vedere tutto L'odore di quando correvo senza badare alle gocce di quando scartavo i cespugli seminavo gli alberi bestemmiavo con il mio grande amico guardavamo i treni nella stessa direzione. Oggi non più siamo amici strabici ma continuo a correre dopo quasi mezzo secolo Voglio arrivare sulla cima Unmöglich quella battezzata come impossibile Il freddo che sento proviene da quella cima solitaria verso la quale corro da sempre Sono sempre allo stesso posto i pini davanti ai quali mi fotografò il Maestro Adriano alle scuole elementari Il bello di Settembre è il parco vuoto andate tutti a lavorare a parte il tizio abbronzato e tarchiatello venuto fin qui dal sud del mondo a pescare sul fiume Po E’ giorno e notte nello stesso punto poco dopo il ponte di Corso Dante Lo chiamo “il pescatore” quando ucciderò qualcuno verrò a chiedergli del vino Ho delle nuove cuffie che mi isolano dal tutto del mondo circostante sembrano tutti intelligenti e gentili non sento le cazzate che dicono Mi superano di continuo giovani valchirie seminude non è un brutto spettacolo ma comunque da fastidio mi sento sfottere dai miei compagni delle elementari per essermi fatto superare da una femmina Molti miei compagni delle elementari abitano ancora da queste parti come me ma non sono più loro sono stati ingurgitati da questi anziani che ora hanno gli occhi dei miei compagni delle elementari Anche i miei figli hanno subito la stessa sorte Ho sognato Mattia da piccolo mi tirava per la camicia mi chinavo verso di lui mi dava un bacio Mi sono svegliato piangendo ho sognato un figlio perduto nel tempo che non potrò mai più abbracciare Ogni tanto lo rivedo per un attimo nel bagliore degli occhi di mio figlio grande e non posso smettere di ridere Correndo faccio sempre la stessa strada alla stessa ora sempre la stessa gente abitudinaria come me Mi chiedo se siano qui anche quando non vengo a correre se si chiedano come mai il ragazzo che corre con la maglietta dell’unione sovietica non si veda se si preoccupino per me Alla torinese facciamo finta di non riconoscerci Questi luoghi pieni di ricordi la mancanza degli occhiali e il poco ossigeno nel sangue mi aiutano a vedere quello che voglio
In un deserto di livido giallo metafisico scenario tra ruderi dell’era tecnologica si aggirava un bambino vestito da straccione calciatore un pugnale alla cintura camminava nel vento di polvere e sabbia In un decadente ospedale una scimmia con la testa di donna teneva la mano ad un piccione con la testa di bambino Una balena con un tatuaggio in latino sulla fronte volava sopra ad un esercito di scimmie con la testa da uomo che marciava in un paesaggio desolato, tabula rasa elettrificata Davanti alla navata di una chiesa bombardata un polpo con occhi da donna arringava la folla impugnando i simboli delle religioni scomparse Uomini topo suonano le campane a festa Due cavallette con testa da uomo e occhiali misuravano i bambini appena nati all’ospedale prescrivendo vaccini e medicine da somministrare
Al freddo si pensa meglio? Le nuvole qui sembrano più grandi inquietanti e sublimi Il cielo più vasto alto e profondo La lingua ostica regala maggiore soddisfazione Al festival mondiale del videogames la metafora persistente il nostro gioco di sempre la guerra Uccidersi per finta ma come per davvero sentendo solo un po’ di dolore File di tedeschi perfette Felice di sentirmi fuori posto
Come sarebbe bello se tu rimanessi giovane per sempre e io invece no per sempre
Appena terminato di costruire il nuovo studio con tutte le postazioni per gli assistenti colori pennelli cavalletti mi sono seduto al centro e ho iniziato a scrivere sul mio taccuino. Fa parte del processo misterioso si tratta di perdere tempo
Ho già scritto credo come la città ad Agosto sia perfetta pochi abitanti clima mite silenzio relativo Un mese fatto di sole Domeniche negozi chiusi ombre nette su piazze d'Italia vuote Città abbandonata dopo un disastro nucleare una fulminante pandemia e noi immuni superuomini rimasti al nostro posto di comando senza un graffio ne un colpo di tosse La percentuale di pazzi per abitante decuplica le strade sono palcoscenici per opere più o meno buffe Il carnevale dei folli ritardati poveracci
Un teatro di acrobati ambulanti con dentro nuvole come pensieri e specchi a terra l'isola di Böcklin sulla copertina di un catalogo su una scrivania di Zanotta Poesia che mi urla nel cervello senza sosta la mia perenne inquietudine e malattia mentale Cieli di fuoco arancio antiruggine vita di sogni Isole metafisiche fuori contesto statue mascherate in luogo degli esseri umani pezzi di muri scarabocchiati da poeti inconsapevoli giornali strappati palmizi sfrangiati dal vento Oggetti incomprensibili inspiegabili e inquietanti Sul pelo del mare un idrovolante portoghese L'orologio fermo, il tempo congelato Il mio cavalletto finestra su altri mondi
Mi ossessionava intravedere le case sopra alle altre case I veri ricchi vivevano ad un livello anche architettonico superiore Costruivano le loro dimore in stile neoclassico sui tetti di palazzacci che fungevano da trampoli da alloggiamento di ascensori per vedere dall'alto per sputare di sotto non visti Olimpo nel centro dell'acropoli Dalla strada sono invisibili intagliate con maestria nei sottotetti con giardini e piscine frutta esotica e femmine perfette
Potevo arrivare a Roma domani per questo sono venuto oggi per stare tutto il giorno da solo a far nulla pensando che potevo arrivare domani In teoria potremmo essere solo cervelli in vasche da bagno con cavi elettrici che ci stimolano a percepire ciò che crediamo di vivere E dove sono ora gli occhi dolci di Sandro e cosa succede a chi non è più vorrei saperlo Vivo solo ciò che ho immaginato di vivere Racconto ciò che immaginerò e sognerò di qui a poco
Le nuvole di Cagliari entrano in casa spettinano sgarbugliano i pensieri L'arte dell'umano essere è il pensare penso sempre anche quando dormo La nuvola qui è pensiero cangiante ricamo nel cielo sbuffo geniale Altrove è disgrazia grigio ottuso persistente pioggia e oscurità Qui gioia e refrigerio scherzo e profumo Il caldo mi cuoce mi quoce e sgrammatica il pensiero aprendomi a nuove verità il vento atomico del sud le case da finire i geometri architetti i bambini che urlano sui tetti i colori sbiaditi dal sole le ombre definitive l'odore dell'Africa nei paraggi. I fenicotteri passano la giornata con la testa sotto l'acqua fiduciosi che nessuno li stia puntando non vogliono sapere si fidano per natura sembrano tutti dello stesso sesso di notte volano a stormi sopra la città il cervello minuscolo eppure volano come gabbiani e piccioni le rondini giocano spinte dal vento come ingiustizie perpetrate dal tempo della creazione Ho sognato un fenicottero rosa su una tovaglia ocra Questa isola immaginata mi ama o mi lascio amare solo da lei nel vento profumato nei colori extraterrestri nella sensuale castità pervertita come calamitati da fulmini notturni in un diluvio dal blu al verde di una spiaggia dipinta con colori di poesia balsamo per i miei occhi stanchi La natura selvaggia divora le case dall'interno da muri e finestre delle ville esplodono palmizi e roseti sulle sommità delle torri fichi d'india Il mare agitato davanti alla raffineria correndo in moto verso la bianca città sull'altopiano. Senza respiro. Metto pezze per prendere tempo al tempo che corre la bellezza dei miei figli è un travaso che mi imbruttisce a loro vantaggio mi sfidano fidandosi Taranto era una colonia spartana Il cosa viene prima del come e del chi forse anche prima del perchè misteriosamente ora questo pensiero è diventato urgente Le donne ubriache sono simpatiche ma ridono sguaiate Con chi parla la ragazza riccia davanti a me? Il distinto stempiato probabile avvocato mediorientale che l'accompagna si è messo le cuffie per non sentirla Lei parla in inglese ha i tratti del viso libanesi parla al vento con lo sguardo fisso nel vuoto parla ad un personaggio immaginato ripete una parte provo a parlargli con la mente non mi sente L'avvocato guarda a terra imbarazzato Le cose che devono accadere sono già accadute si percepisce una lieve discrepanza rispetto alle altre Vedo spesso lo stesso spettro stradale un uomo vestito male di colore vestito invernale che cammina trafelato sulla statale tuta scarponi giaccone procede determinato in una direzione si teletrasporta viaggiando nel vento è uno spettatore travestito venuto dalla realtà osserva le immagini del mio sogno Sembrano tutti ignari di vivere per finta si atteggiano a personaggi reali sono sogni sognati dai giganti di Mattia o figuranti comparse del mio sogno
Il mondo è pieno di ritardati palestrati che male parcheggiano parlando da soli o con l'auricolare nell'orecchio nascosto portano a tutti pacchi di cose Comprate! Nella chiesa dentro l'ospedale tra le attrezzature abbandonate c'era la bara più piccola che io avessi mai visto non capivo sembrava uno scherzo surrealista Mi urlava è questo come lo spieghi?
Ei fu fuffa fantastico incantatore di folle inaudito animatore in acquari di carciofi Demiurgo catodico Burattinaio di folli pupazzi porci e puttane patinate Ennesimo unto miracolo italiota si amava da morire si perdonava tutto vinceva senza vergogna Campione di coppe amatissimo solo i pazzi gli tirarono le pietre alla fine simulacro di se stesso
Su un tavolo ocra carciofi di ferro su pane carasau Un orata incartata in giornali d’epoca fascista
Come in un sogno il vento mi spettinava muovendo le nuvole nel cielo dipinto La tempesta della mia fanciullezza Giocavo con tutto me stesso intento a vincere ma senza scopo e senza vergogna ignorando l’esistenza dell’amore. Il gioco perduto nel tempo mi veniva a cercare ancora come in un sogno Dove incontrai l’amore? Su una spiaggia dipinta tra le alte torri inaccessibili dove coltivavo fichi d’india Pagine strappate da libri di poesia davanti ad un mare indescrivibile un tramonto verde e giallo Al largo i busti dei giganti che ci venivano in contro Quando guardo nei tuoi occhi abbiamo sempre diciotto anni Quando sento il tuo profumo abbiamo sempre diciotto anni
Sarebbe meraviglioso, e prendo appunto qui per questo raccontare del mondo in cui vivo fin da piccolo il luogo immaginato sul quale regno un giorno da illuminato e l'altro da despota E' una città di fondazione futurista con drappi della marina giapponese che pendono dai campanili e chiese armate di cannone Deserta le genti fuggite a seguito di un disastro più o meno naturale Statue e oggetti rimasti come testimoni del mistero Una musica senza ritmo all'orizzonte Enormi comulunenbi vasi cinesi e bottiglie trascinate dal vento e dalla corrente Un attimo prima di qualcosa giocattoli si guardano tra loro li dispongo in modo che possano innamorarsi l'uno dell'altro in modo che possano sentirsi belli ricordare diventare filosofi esteti e affidare il proprio pensieri alle nuvole in viaggio al centro del mare Al mattino quando passeggiando dentro me stesso arrivo all'albero dei pensieri in mezzo alla piazza lo trovo circondato di nuvole cariche di nuove idee che profumano di gioia I pochi umani che capitano qui si sentono immediatamente fuori posto come figure in un quadro astratto fuggono in altri mondi Forse un giorno apparirà un uccello una mano un seno E' il mio mondo ma non sono solo albergano tanti me dentro me stesso e ogni giorno nasce un nuovo me Ieri ero un po' meno me di oggi.
Per i Maori della Nuova Zelanda, la cosa donata ha uno spirito (Hau), l'obbligo del contraccambio viene dalla natura stessa della cosa donata, la quale, lungi dall'essere inerte e passiva, sarebbe dotata di uno «spirito», che peserebbe come una forza esterna sul donatario fino a imporgli di ricambiare. Secondo questa teoria, lo «spirito della cosa donata» avrebbe origine dalla traccia che i singoli individui lasciano sugli oggetti delle diverse forme di scambio. A mio avviso è questa impronta che l'artista lascia manipolando la materia. Benchà© il nostro mondo sia regolato dall'utilizzo del denaro, credo che l'arte debba emanciparsi almeno in parte dalle logiche dell'accumulo della ricchezza, per assurgere ad un ruolo diverso, per diventare un ambito nel quale si possa sperimentare la fiducia reciproca tra esseri umani. Io non sono disposto a specchiarmi nella menzogna del denaro che mi viene raccontata ogni giorno, credo che l'artista sia costretto a pensare diversamente, per questo metto in atto questo gesto inutile, perchà© possa germogliare nel tempo e regalarci qualcosa di nuovo. Se non se ne vede il senso e l'utilità , siamo sulla strada giusta per l'arte. In fondo l'artista è un ricercatore, uno scienziato, mica un virologo. L'interesse che si riesce a creare intorno a questa disutilità senza senso, rappresenta l'energia che mi spinge a continuare il mio lavoro senza sosta. E' un fatto che, se tutti donassero in base alle loro possibilità , la maggior parte dei problemi del mondo sarebbe risolta, se fossimo certi che donato cento ci ritornasse mille, passeremmo la più parte del tempo a cercare un regalo per qualcuno, anche solo liberandoci di ciò che è nostro, ma non ci serve. Sappiamo che le sei facce di un dado hanno la stessa probabilità di uscire ad ogni lancio, se lanciamo un dado un milione di volte, sappiamo che usciranno le sei facce in egual numero, eppure se tiriamo il dado una sola volta, pensiamo che il risultato sia casuale. La vita stessa è un dono apparentemente casuale, eppure c'è chi la passa interamente a cercare di ammorbare quella degli altri, ad accumulare per sà© ciò che si riesce a togliere ai vicini, e non parlo di Putin, parlo delle mie ex. Il dono è un fatto sociale totale, basato sul principio di reciprocità , che implica una forte dose di libertà , è vero che c'è l'obbligo di restituire, ma modi e tempi non sono rigidi e in ogni caso si tratta di un obbligo morale, non perseguibile per legge, nà© sanzionabile. Il valore del dono sta nell'assenza di garanzie per il donatore. Un'assenza che presuppone una grande fiducia negli altri. (Mauss)
Mio padre farebbe bestemmiare Gesù Cristo stessa opinione mio padre ha di me come assunto vale anche per mio figlio. Parlano con un tono tra il saccente e il supponente come me sottintendendo che non possiate capire ciò che stiamo dicendo è faticoso non prenderci a testate sul naso.
La macchina del 2023 è "intelligente". Può creare anche se non può dire perchè lo stia facendo. La macchina è un nostro burattino al quale vogliamo attribuire intelligenza, vogliamo poter dire di esser stati così bravi da infondere un intelligenza superiore alla nostra, in una nostra creazione. "L'intelligenza" artificiale di Instagram discrimina i post in base ai simboli in essi contenuti, è capitato di recente ad un post raffigurante un mio quadro. Il paradosso numero uno della faccenda è che il post oscurato (censurato) intendeva far riflettere sul ruolo dei media nella storia recente e sulla loro capacità di manipolare la verità a favore del potere. L'opera raffigura Super Mario della Toei, con un cappello da nazista, è dipinto ad olio su una pagina originale del Corriere della sera del 13 Aprile 1945. In quel periodo storico l'Italia si era arresa agli alleati da due anni, ma il nostro principale quotidiano titolava: "Ferrea volontà di combattere fino alla vittoria" accanto ad una foto di Hitler e Mussolini intenti a pianificare le loro mosse militari su una mappa. Gli articoli della pagina raccontano una realtà di iperbolica fantasia, nella quale si dà per scontato che i fascisti riusciranno a breve a vincere la guerra in Italia e nelle colonie, assieme all'alleato tedesco. Nell'ottima serie ambientata in una realtà parallela alla nostra "The man in the high castle" diretto da David Semel (Amazon Prime Video); l'asse ha vinto la guerra, Germania e Giappone si sono spartite il mondo, i fascisti italiani non vengono citati in nessuna delle 40 puntate, il titolo del Corriere del '45 non trova sponda nemmeno in un'opera di fantasia distopica a ottant'anni di distanza. Nella realtà i tedeschi il 13 Aprile 1945 stavano perdendo Vienna ad opera delle truppe di Stalin, dodici giorni dopo l'Italia sarebbe stata liberata dagli americani e quindici giorni dopo Mussolini sarebbe stato giustiziato dai partigiani. Il direttore del Corriere, Ermanno Amicucci, in quei giorni scelse di manipolare la realtà perchè il potere era ancora nelle mani di Nazisti (che avevano occupato Milano) e Fascisti della Repubblica Sociale Italiana. Oggi più che nel '45, l'unico potere che muove tutti gli altri è quello economico, per questa ragione internet non è più il luogo di libertà di espressione e di libera circolazione delle informazioni, che avevamo contribuito a costruire all'inizio del millennio, il kraken economico si è impossessato del nostro giocattolo mutandolo in una macchina da soldi. Instagram e gli altri social non fanno eccezione, non servono per conoscersi, condividere o per comunicare, ma per creare un mercato. La censura in questo contesto viene operata da anonime "intelligenze" artificiali, allo scopo di favorire gli scambi e la conseguente creazione di valore economico. Il tentativo è quello di ridurre il più possibile il materiale controverso, le discriminazioni, le informazioni alternative, la violenza, ecc, in modo da creare uno spazio il più inclusivo possibile, nel quale poter vendere e comprare in totale fiducia e sicurezza, la cultura e l'arte si dovrebbero quindi piegare a questo imperativo. Si vende meglio intrattenendo, parlando di facezie, mantenendo il livello della narrazione comprensibile a tutti, per questa ragione la maggior parte dei post che vediamo raccontano di incidenti tragicomici, donne seducenti e naturalmente prodotti acquistabili con un solo tocco delle dita. Chi è nato negli anni settanta in Italia, come chi scrive, ricorda tra le diverse schifezze di cui siamo stati testimoni, della nascita delle televisioni private, nelle quali per la prima volta stupidità , facezie e grandi seni rappresentavano il tema dominante della maggior parte dei programmi. La raccolta pubblicitaria funzionava talmente bene con queste tematiche, che la Rai si dovette arrendere all'evidenza, tanto che oggi non vi è alcuna differenza tra le due emittenti, a parte il canone. Si può dire che Berlusconi sia stato il primo a capirlo, quindi il migliore dal punto di vista imprenditoriale, conseguentemente il più ricco, e anche il più votato in seguito. Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, in predicato di divenire Presidente della Repubblica, se solo si fosse reso conto che l'elettorato adora facezie e grandi seni, tollera le prostitute, ma non perdona i puttanieri. Un secondo paradosso di internet nel 2023 è la burocratizzazione del suo utilizzo. Oggi per accedere a Instagram dobbiamo fornire i nostri dati e accettare tutte le clausole, che possono cambiare a piacere del social, per richiedere la revisione di una decisione di censura di un nostro contenuto dobbiamo specificare il numero del reclamo, se il nostro reclamo non viene preso in considerazione, non sappiamo se da un essere umano o da un'altra "intelligenza" artificiale, possiamo ricorrere in appello presso il "Comitato per il controllo" (Owersight board), un gruppo che si dichiara terzo rispetto a Instagram, fornendo nuovamente il numero di una nuova richiesta di revisione. Il comitato fa presente di prendere in considerazione solo alcune delle richieste che riceve, e ci richiede di accettare altre clausole sui nostri dati personali. Nel romanzo "Guida galattica per autostoppisti" di Douglas Adams, I vogon sono una razza di alieni burocrati "un Vogon vedendo sua nonna attaccata da una bestia feroce non avrebbe mosso un dito in difesa senza un ordine scritto, controfirmato in triplice copia, spedito restituito richiesto smarrito trovato, sottoposto a pubblica inchiesta, nuovamente smarrito e infine sepolto per tre mesi nella torba prima di essere riciclato come innesco ". Il calcio è un altro mercato che ci ostiniamo a chiamare in modo diverso (gioco), per soddisfare il potere economico che si è impossessato del giocattolo, "l'intelligenza" artificiale cerca di ridurre il margine dell'errore umano (errore che potrebbe causare ingenti perdite economiche ai proprietari delle squadre gioco), attraverso meccanismi automatizzati. L'errore umano fa parte del gioco e chi compie l'errore se ne fa carico in prima persona, mentre quando affidiamo alla macchina il compito di decidere, assistiamo al paradosso dell'inconcepibile errore della macchina, o dell'arbitro umano che sconfessa la macchina e conferma la sua valutazione errata. L'unico errore è quello di fondo: considerare un gioco alla stregua di un gioco d'azzardo, un divertimento alla stregua di un lavoro, un agone alla stregua di un intrattenimento. "L'intelligenza" artificiale deduce da un simbolo presente nell'opera che, l'opera in questione, ha in qualche modo a che fare con il nazismo, riconosce il simbolo e lo confronta con lo stesso simbolo presente in una base di dati relazionale compilata da umani, nella quale il simbolo della svastica è messo in relazione con termini quali nazismo, violenza, antisemitismo, seconda guerra mondiale, ecc. Per decidere se il simbolo inneggi al nazismo, condanni il nazismo, ridicolizzi il nazismo, o se si tratti della svastica buddista (praticamente identica ma con significati totalmente differenti), la macchina dovrebbe, conoscere la storia italiana, leggere l'articolo, conoscere l'autore, conoscere il significato di Super Mario per l'autore, ma soprattutto compiere un balzo quantico ad oggi impossibile per una macchina: dovrebbe pensare. L'unica speranza in questo ambito di studi è che il livello del pensiero critico umano si riduca a tal punto, grazie al controllo della tecnologia, da avvicinarsi al non-pensiero artificiale, rendendo le due "intelligenze" pressappoco identiche. Il processo è già in atto da anni e i risultati sono ben documentati, sarebbe però più opportuno parlare di stupidità naturale più che di intelligenza artificiale, per quanto i due termini siano destinati a divenire sinonimi.
Vai alle opere di questa serieLegge buoni libri e vende belle moto, per me è sufficiente per definirlo una persona interessante con cui ho piacere di bere un bicchiere di vino. Infatti i suoi consigli in fatto di libri mi risolvono interi mesi di letture. Non sono di nuovo a Roma solo per incontrare Bruno, devo incontrare diverse persone e pianificare la mostra di Francoforte con Gio, e poi mi sembrava giusto essere qui a testimoniare una nuova perdita per il paese. I miei gesti di sincera e disinteressata generosità , sono sempre accolti da immediate giaculatorie di ringraziamenti, e seguite, a distanza di qualche anno, da malcelata collera. Sembra che il mio destino sia quello di far incazzare le persone dandogli la mano che mi chiedono. A Roma ci passo parecchio tempo d'inverno, a Torino la nebbia e il gelo entrano nella testa delle persone, e non c'è modo di sbrinarli. Mentre aspetto il bus trovo a terra un foglio strappato, dattiloscritto in francese che parla dell'inquinamento atmosferico. Sui bus di Roma ho appreso della morte di Pannella e Alberto Sordi, qui gli sconosciuti si parlano tra di loro per comunicarsi le notizie salienti o il menù che stanno andando a preparare a casa, con gli ingredienti appena comprati nella busta del mercato. Signò ha sentito? E' morto Albertone, Madonna mia porello, sti carciofi li famo alla romana con la menta. Oggi invece qui a Roma sul 62, ho sentito che è morta la libertà per i sanitari di curarsi a loro piacere, la corte ha deciso che è stato giusto obbligarli al vaccino per lavorare. Questo paese perde un articolo alla volta della sua costituzione. D'altronde anche io lascio un pezzo alla volta della mia vita terrena, capelli, vista, muscoli, denti, fedi calcistiche. Sarà il tempo che passa.
La massa con il muso al muro mente a se stessa per non morire mancano monete nel buio di ballando sotto le stelle L'Italia esempio per il mondo lassù qualcuno metterà le cose a posto Sono tra i pochi a potersi permettere un cervello E continuano a pensare di essere malati meglio se vi vaccinate
Senza maschere non vi riconosco più Volevo creare un mondo migliore per tutti Preso a calci decisi di costruire un mondo migliore almeno per me
L’intelligenza artificiale sarebbe quella che ti spegne la luce nel cesso del locale mentre stai pisciano mezzo sbronzo L’idiozia umana del gestore del locale che si ritrova a pulire le mie pisciate sul muro dovute, principalmente, a questo
Pensavo mi piacesse dormire. Invece mi piace addormentarmi, se posso farlo più volte nella stessa notte, ancora meglio, Il mio viaggio ideale è su un mezzo guidato da altri nella notte, la meraviglia del farsi trasportare. Aprendo gli occhi un attimo si intravedono sprazzi. Nel sogno si vede il viaggio dell'inconscio della notte. Da oggi mi muoverò sempre così, anche la Svizzera sembra più bella, persino la Germania, che in Italia è considerata il peggior paese assieme alla Francia, credo per ragione di odio calcistico o per i film sulla seconda guerra mondiale o per invidia. Basta guardare l'Italia da fuori per rendersi conto che è un paese di pastori governati da maiali, al contrario appena si entra in Italia si è preda di uno speciale incantesimo che la fa sembrare un paese normale. Francoforte sembra Milano, che, sempre per invidia, è la città più odiata da tutti gli italiani non milanesi e anche da qualche milanese della Juve. Ho dovuto aspettare due anni di pandemonium per venire a preparare questa esposizione, ho dovuto attendere i porci comodi dei Signori "Meglio stare a casa" e delle Signore "Laviamoci le mani" per riprendere la mia normale vita apocalittica e integrata, ne sono uscito meno rivoluzionario e più uscocco, più magro e con la convinzione che ci siano al mondo schiavi e stupidi più felici di me. Finalmente riprendo a muovermi al centro del mio quadro, sono due anni che osservo un quadro vuoto con una brutta cornice. La Banca centrale europea svetta sopra allo spazio espositivo, bella combinazione, pensavo fosse altrove. Già sapevo che la mia sarebbe stata un'esposizione incentrata sul gioco della vita, la Banca poi è il gioco più venduto degli ultimi cento anni, prima andava molto il gioco di Dio e del Papa, oggi il gioco della finanza ha contagiato tutti, i ricchi che giocano a diventar' più ricchi, e anche i poveri che giocano come chi gioca a Monopoli senza soldi, sperando di aver fortuna e cadere solo sugli imprevisti. Questa fiumana di perdenti è l'unica a garantire che ci sia un unico supervincitore. Come se i dadi fossero una variabile casuale del gioco, come se alla lunga non facessero uscire lo stesso numero, lo stesso numero di volte, sappiamo che il caso non esiste nemmeno in un lancio di dadi, ma facciamo finta di nulla. Anche io come Gundam, odio gli stupidi, mi rallentano, ripeto dentro di me che non ho paura, non ho vergogna e non ho fretta, ma nel mio cuore entra un po' di dolore assieme a tutto questo colore. Non si tiene mai conto abbastanza del fatto che la vita è un gioco a somma zero. Per arrivare alla Kunstverein Familie Montez sono passato per Bahnhofsviertel, il quartiere a luci rosse di Francoforte, da noi è cosa inconcepibile, sarebbe come ammettere che esistono le puttane, sappiamo che esistono da duecentomila anni, ma da settant'anni a questa parte abbiamo messo anche questo nella categoria di cose che facciamo finta che non esistano. Un altro gioco in voga da qualche tempo sono i sextoys, giocattoli per adulti alla ricerca dell'entusiasmo che avevano da giovani, l'aumento della pornografia è inversamente proporzionale al desiderio, ci servono nuovi stimoli anche per questo. Anche i giovani e i giovanissimi hanno iniziato ad usare i sextoys, e il design di questi giochi dell'amore è sempre più simile a quello dei giochi dei dodicenni. Nel film Toy Story della Pixar, i giocattoli in assenza di Andy (il loro proprietario) prendono vita, intrecciando relazioni di amicizia, amore e odio tra di loro, nella stanza di un pre-adolescente fluido di oggi, si mischiano giocattoli e giocattoli sessuali, i pupazzi camminano in foreste di vibratori, strumenti massaggiatori, anelli fallici, vagine artificiali e dildo, come astronauti su un pianeta sconosciuto alla ricerca della strada perduta che porta all'identità del loro proprietario. Hello Kitty è un'icona sia infantile che erotica. Creata a Tokio dalla designer Yuko Shimizu nel 1974, il merchandising di Hello Kitty, su licenza e non, fattura un miliardo di dollari all'anno, dalla cancelleria, agli aeroplani, dai giocattoli, ai vestiti, ai profilattici, alla vodka, all'abbigliamento intimo, fino ai vibratori. Ad un italiano che non conosca il tedesco "Kitty die Katze" (Kitty la gatta) suona ironicamente come "Kitty il cazzo".
Vivo al Sud del nord o a Nord del sud? Cambia poco Oggi ho rimesso la giacchetta ho comprato un disco dei Police nuvole cariche di autunno Mangerei solo pesce anche d’inverno Io e Nietzsche al bar insieme tutti i giorni ho già perso una donna così Tanto vale andare al Nord quello vero al vero freddo
Che eleganza che stile la lingua francese non capissi ciò che si stanno dicendo L'idioma li fa sembrare un filosofo e una critica d’arte Invece sono due normalissimi coniugi obesi che discutono sul modo più economico per parcheggiare da qualche parte la madre di lui malata di Alzheimer
Non riesco a rassegnarmi nel vedere al bar della spiaggia, giovani belle raggianti figlie di ricchi grassi, farsi servire da giovani belle imbarazzate e indaffarate a raccogliere ordinazioni e consegnare vettovaglie. Possibile che sia sempre stato e per sempre debba essere. Ci sarà almeno un quid di pensiero in più nei discorsi delle ragazza indaffarate, rispetto al nulla dei discorsi inutili che sento arrivare dal tavolo delle ragazze raggianti? O sarà lo stesso nulla visto dalla parte opposta? Devo essere l'unico qui a sentirsi un intruso tra i serviti, fossi tra i servienti sputerei in tutti i piatti, per questo non ho mai voluto servire nessuno, questione di igiene e norme anti covid. Per questo ho preso solo una birra in bottiglia che mi stappo da solo. "Grazie a lei" alla cassa suona come un "siamo noi che la ringraziamo di essersi fatto servire". Non ci fossero i soldi di mezzo sarebbe il paradiso. Continuo in moto da Forte dei Marmi, a Pietrasanta, a Viareggio, opulenza. Fino alla stazione di Pisa dove lascio la moto. Sciopero dei treni. Un addetto alle informazioni e duemila passeggeri incavolati, Ei fu, come chi cerchi di fermare una falla nella diga a mani nude, stoico. Dalle Ferrari in spiaggia ai treni di Italia ‘90, dal Manzanarre al Renault 5. L'Italia non è un paese di merda, ma un paese molto più di merda di un tempo, chi ha visto Italia ‘90 rammenta sia questo che Totò (Schillaci). Per gli altri, giovani o smemorati che siano, l'Italia è normale così, terzo mondo. àˆ normale che chi lavora nelle Ferrovie dello Stato faccia sciopero, non sanno che c'è anche gente che viaggia nullafacendo, i Flà¢neur non sono contemplati, contemplano. Sono belle le ragazze imbronciate ancora piene di sabbia che guardano il cielo imprecando. L'annuncio dell'arrivo dei treni su altro binario fa spostare moltitudini, come formiche goffe e impazzite, grazia e sapienza sono inversamente proporzionali nell'essere umano. Nelle stazioni italiane non ci sono molte sedie, popolo di folli ottimisti. Aspetto in piedi, siccome immobile è il mio treno, l'Italia è un lungo viaggio in ritardo e il mio destino si compie a ritroso mentre vado avanti e anche quando sono fermo su una pensilina. Osservo patetici gruppi familiari in vacanza, sudati con padri esausti e madri isteriche, arrabbiati e brutti anche i bambini, come gli ascensori nei cortili delle case, quelli che si fermano solo ai piani di chi ha pagato i lavori, e bisogna aprirli con un'apposita chiave che hanno solo i condomini vip. Da quando ho gli occhiali nuovi vedo bene tutto lo schifo che mi circonda, con gli occhi chiusi sento sempre solo il bello.
Con voi amici cinesi nel sole di Viareggio Siamo come ippocampi volanti in un mondo che non può vedere nessun altro
San Salvario a Torino era un quartiere che, ai tempi della mia adolescenza, ai tempi dell'eroina, era famoso per rubarti il giubbotto coltello alla mano. Oggi è il quartiere dove una moltitudine di giovani si sposta a bere la sera, al momento, dopo vagabondaggi in mezzo mondo, il mio studio d'arte l'ho trovato qui, nello stesso quartiere dove sono nato. Questa bolgia di giovani diversamente ricchi, potrebbe, in ogni momento, far partire un moto di ribellione contro l'ordine costituito, ma sono tutti sbronzi, e io pure. All'entrata di questo locale c'è una nicchia votiva illuminata con duemila bottiglie di superalcolici, anche i cocktail sono divenuti un rito religioso. Io scrivo, i giovani fanno roteare gli ormoni, a fine Giugno le ragazze sono quasi nude, ogni anno un po' più nude del precedente, riscaldamento globale. Se non irrompe il Grande Califfato, Dio non voglia, tra qualche anno saranno nude del tutto, con due pezzi di scotch di carta sui capezzoli e un fiore tra le cosce. Penso che i ragazzi giovani riescano a percepire le differenze tra le loro coetanee, si accoppiano per affinità principalmente estetiche, a quasi cinquant'anni sembrano tutte identiche, giovani e seminude. Sopra i palazzi dei locali più in voga, Scannabue, Renatino, San Salvatore, D.One, vedo sbucare una giovane bellissima gigantessa in tanga.
Mi ossessionava il mistero dei piccioni e della loro venuta sulla terra, del loro scopo. Ipotizzavo potessero essere creature multidimensionali, spettri incorporei impossibili da agguantare, poi compresi come si trattasse di animali alieni che si riproducevano attraverso un auto esplosione che lasciava il corpo del piccione vecchio spiaccicato sulla strada, e un nuovo piccione identico, ma giovane, svolazzare per la città . Questo è il motivo per il quale nessuno ha mai visto dei piccoli di piccione. Rimane da capire quale sia la loro funzione, visto che nessuno li mangia o li mangerebbe, e non rappresentano affatto un vantaggio estetico per i nostri balconi. L'unica ipotesi riguarda il fatto che nell'antichità le popolazioni avessero grandi problemi con lo smaltimento delle briciole di pane. Nel corso della storia alcune capre, piccioni, porci e scimmie si sono "evoluti" con parvenza di esseri umani, si sono vestiti da funzionari di questo sistema in decomposizione. Sono gli zelanti ingranaggi di un sistema di bidelli e burocrati di ogni sorta. Sono le zavorre che cercano di appendersi ad ogni nostro progetto e slancio verso il futuro. Sono esseri stupidi nel profondo, involuti nel cervello e nell'anima, piccoli dentro e larghi fuori, hanno come unico scopo quello di far sopravvivere il sistema al quale si sono aggrappati per sopravvivere. Invece di servire, mangiano le briciole di potere e cagano giaculatorie di lamentazioni. Sono un mix terribile tra i Vogon di Douglas Adams e piccoli burocrati di Dostoevskij, in triplice copia, che ostacolano costantemente il passaggio altrui. Essi belano, grugano, grugniscono e gridano, tutti insieme all'unisono. Noi non siamo ingranaggi di alcun sistema, non veniamo e non andiamo da nessuna parte, non difendiamo il passato dei trapassati, i suoi confini e le sue dogane, scriviamo il futuro tappandoci le orecchie e scansando le vostre merde volanti che piovono dal cielo.
E vi sento ancora non solo con le orecchie ciò che leggo si sedimenta ciò che sento si cristallizza Mi porterò con me quando me ne andrò altrove Qui nei corridoi della Domenica gli umani si trascinano penosamente professionalmente All'ombra fa freddo al sole si cuoce Dio buono la musica di merda di questo chiosco Ad un tavolino di distanza siede la nana grassa di Gucci Davanti ad un tir rosso satinato si allenano pugilatori improvvisati
Mio figlio ha imparato a leggere scandendo le sillabe delle pagine dei fumetti della mia collezione Sento ancora la puzza di umido delle case di merda in cui vivevamo Con i miei figli ero felice anche bestemmiando anche in case di merda tutti mi consigliavano di trovare un “lavoro vero” poveri criceti ritardati ancora corrono sulla ruota per duemila euro al mese Mi ricordo ogni sussurro del mio cuore di quel periodo meraviglioso il resto l’ho dimenticato Le persone più insignificanti tengono a vivere più a lungo possibile Forse è il loro unico credo visto che la loro vita è patetica almeno che duri a lungo Erano reclusi in casa da sempre Che tutto torni alla normalità da domani vi sarà nuovamente concesso di lavorare per poi spendere i vostri guadagni in cazzate continuare a correre e ruzzolare Ve lo meritate
L'amore arriva quando me ne dimentico un po' quando sembra non succedere nulla come cieco mi ricordo di te solo se ti annuso il collo Quando dormo poco non mi piaccio a fine Marzo dovrebbe finire questo martirio dovrebbe tornare la Signora delle pulizie rimasta bloccata in Spagna dall'inizio del pandemonio Sono vivo solo grazie a Schubert e al mio comodissimo letto con il paese in mano ai lemuri Dovremmo farci restituire questi due anni e tornare a Nizza a folleggiare Ero come un bimbo felice potresti ancora venire qui con quel corpetto a fare l'amore con me
EGO POETA SUM Ovvero un poeta pieno di se Il figlio della moglie dell’ex marito della moglie di mio Padre.
La Chiesa non ha più nulla da offrire Unico valore il danaro Anche in ospedale Il corpo non è altro che corpo strumento nessun sussurro metafisico da vite passate Aiutare gli altri porta sfortuna i poveri sono contagiosi Nel bosco di catrame di via Saluzzo non aiutare nessuno Ritorna sul terrazzo in cima tra i palmizi sfrangiati dal vento lontano Tanto andremo lontano Tanto saremo felici? Quanto tempo deve passare prima di sentire lontano il luogo dove si è nati?
Il caleidoscopio delle immagini immaginate Vi sono, nel mio cervello, una quantità immane di immagini immagazzinate, più o meno utilmente, che saltano fuori nei momenti più imprevisti, sono appunti visivi archiviati nel vano tentativo di saziare il mio bisogno di conoscere le cose. Immagini deformate, abusate dal tempo, riviste e riconsiderate alla luce di accadimenti successivi, dissociate, isolate dal contesto, distorte dall'inevitabile amnesia portata dalla vita, dal perenne assalto e saccheggio di mitici cammellini della memoria. Immagini della mia vita, dei film e delle trasmissioni tv, dei videoclip musicali, delle mostre e dei musei, degli spot pubblicitari, delle icone del genere umano, dei libri e delle storie, fino alle immagini dei miei sogni. Gli elementi dissonanti ritrovano il loro accordo visivo e concettuale, cromatico e formale, comico, cosmico e surreale, nel frutto pittorico. Personaggi e paesaggi, interni e spazi, di un grande episodio crossover, nato dalla mia "voluptà© de voir", dal mio passeggiare nelle stanze segrete del mio cervello, come un flaneur dentro al viaggio allucinante di Asimov. Attraverso questo gioco di ricerca, il collage dei riferimenti visivi diventa una continua sublimazione intellettuale colma di speculazioni sul valore iconico delle immagini e dei simboli che interagiscono tra loro, creando un racconto che non può prescindere dalla collocazione naturale delle immagini stesse, ma nemmeno può fare a meno di tracciare nuove narrazioni e nuovi percorsi di senso. Il caleidoscopio delle immagini immaginate da se stessi e dagli altri, riflette in uno specchio deformato l'immagine di ciò che abbiamo visto, abbiamo creduto di vedere, vediamo a distanza di tempo, in un continuo guardare-sperimentare-considerare-reinventare-riguardare all'infinito. Creiamo da ciò che abbiamo visto e sperimentato, ricreando all'infinito il mondo nel quale immaginiamo di voler vivere.
Vai alle opere di questa serieLa prima cosa vista prima di addormentarmi è un triangolo di cielo stellato limpido e nitido come in una notte gelida
Sopra le vostre teste in un attico che potete appena immaginare mai vedere ci separe una distanza incolmabile Ma ho qualcosa da proteggere la vostra povertà che mi rende ricco la vostra lentezza che mi fa veloce la vostra stupidità che mi fa sentire un genio la vostra sconfitta che assicura la mia vittoria Abbiamo atteso a lungo un segno dalla vostra disperazione nulla avete scelto divano e serie tv Il lamentarsi che risolve l’esistenza strisciando lì sotto obbedendo speranzosi in una catastrofe che ci riporti al vostro livello alla vostra etica digiunante di bellezza.
La quarantena, come stato di isolamento ed esclusione cautelare, è lo stato mentale di base delle società occidentali. Dalla diffusione dell'Aids (1981) agli attentati alle Torri gemelle (2001) Al Covid 19, le persone si sono gradatamente, ma inesorabilmente, auto escluse dalla vita sociale, con il fine di non correre rischi per la propria sopravvivenza. Gli esseri umani, in questa parte di mondo, hanno scelto di vivere dentro le loro case, dentro il loro cancelli, dietro i loro muri, dentro il loro cervello, elaborando straordinarie fantasie di ciò che magicamente dovrebbe accadere in futuro, affidandosi alla vana possibilità che la tecnologia possa colmare il vuoto di senso e di calore nei cuori. Il mio lavoro, in particolar modo per la serie Quarantined, è incentrato sulla visione dell'essere umano contemporaneo nella opulenta civiltà occidentale; un essere che, per paura di morire o di non vivere abbastanza a lungo, preferisce immaginare di vivere, circondandosi di surrogati rassicuranti e sicuri della vita reale. Questo stato mentale cerca di escludere il corpo a favore della mente. L'esperienza della vita diventa virtuale, dislocata, rivolta principalmente al senso della vista e al solo organo cerebrale. Rappresento le mie modelle acefale, con una grande sfera al posto della testa, una sfera stracolma di desideri indicibili e irrealizzabili, di paure e speranze riposte in un meraviglioso futuro nel quale sarà possibile nuovamente vivere veramente. In uno stato simile alla reclusione, in una situazione nella quale la nostra libertà di movimento viene limitata, a prescindere dalla ragione, la nostra mente ha l'unica possibilità di viaggiare attraverso l'immaginazione, verso nuovi mondi, per continuare a rimanere nel suo stato naturale di libertà .
Vai alle opere di questa serieIl nostro mondo adesso è debole e vecchio, puzza il sangue versato è infetto.(CCCP) Vecchia La Società degli anni venti è vecchia, il potere è in mano a vecchi per nulla saggi, che resistono al loro destino facendosi scudo con i corpi di figli e nipoti. Nei conti bancari di questa moltitudine di ottuagenari è sepolta, bloccata, ibernata, l'energia per costruire il futuro. Ci raccontano la fiaba di quanto si stava bene ai loro tempi, loro che hanno sepolto la loro anima, la loro memoria, che hanno venduto la libertà , sperando di ricevere una vita e una pensione eterna. Vivono una vita immaginaria, surrogata, un'idea della vita che non hanno avuto il coraggio di vivere, e rimangono aggrappati il più a lungo possibile al girello della sopravvivenza. In realtà si tratta dei nostri genitori, è forse colpa loro se non abbiamo lavorato venti ore al giorno e non abbiamo fatto cinque figli a testa come un tempo? La società in cui viviamo, quella in cui crescono i nostri figli, è stata pensata ed è gestita da vecchi che vivono in un mondo di privilegi al quale i meno vecchi non hanno accesso. Le disparità sociali tra classi hanno lasciato il posto alle disparità generazionali, le disposizioni prese durante la crisi del Covid hanno reso ancora più chiaro quali siano le priorità del governo e chi siano le persone che si è scelto di tutelare. Chiuse scuole, palestre e discoteche, impedita la circolazione delle persone, chiusi i piccoli negozi e fermata l'economia, arte e cultura trattate alla stregua di inutili orpelli, al fine di tutelare la fascia delle persone anziane. I figli del covid intanto dormono in una tendopoli dietro stazione Termini. Mistica All'uomo degli anni venti, è stata tolta l'anima, la spinta mistica verso la ricerca di una verità ultraterrena, la ricerca spirituale è considerata attività puerile, residuo di credulità popolare. L'idea di felicità si riduce ad avere una posizione invidiabile, a qualunque costo, un riconoscimento esterno che ci permetta di sentirci migliori, i poveri e i disperati, servono per affermare la nostra capacità di essere superiori. Gli "altri" vengono tenuti ai margini a ragione del fatto che sarebbero peggiori di noi, incapaci di "elevarsi" al nostro livello, rappresentando in questo modo, l'unica assoluta certezza di una nostra relativa affermazione. Anche l'essere umano affermato e arricchito, continua a lavorare alacremente per cercare di "elevarsi" ulteriormente, al fine di costruire un nuovo livello dal quale emarginare altri meno ricchi e popolari, e dimostrare la propria ulteriore relativa grandezza. Gli affermati, vengono venerati al pari dei Santi, diventano Maestri, viene studiata la loro biografia, la loro filosofia, le loro azioni etiche o meno che siano, alla ricerca della pietra filosofale che li ha resi come tutti vorrebbero essere. Il riconoscimento della società rappresenta l'approvazione di Dio. La mistica, come contemplazione del divino, per mezzo della quale l'anima si eleva alla sua massima perfezione, è stata sostituita dall' "elevazione" in chiave economica e di ruolo sociale, meritocratica, di capacità di produrre ricchezza, di generare consenso. Il riconoscimento da parte della società occupa il primo posto nella soddisfazione delle persone, essere popolari è considerato l'unico modo di "elevarsi", di lasciare un segno, di guadagnare l'immortalità . Il ruolo dell'arte nel partecipare alla ricerca di verità interiore dello spettatore, risulta in questo contesto del tutto inutile, naà¯f, puerile, quanto l'elevazione spirituale, la religione, la stregoneria. Non è necessaria nessuna ricerca interiore se la sola elevazione possibile può avvenire all'esterno e dall'esterno, se la verità esiste solo come somma di mistificazioni. In questo paradigma, la spinta verso l'alto deve avvenire per mezzo di una piramide di altri esseri umani, i primi schiacciati sotto ai piedi e ai corpi di altri, che ci devono sollevare faticando, felici di partecipare al nostro successo, e smaniosi di intrufolarsi nella stessa via. Ci si calpesta a vicenda sperando di scegliere la parte giusta della piramide e di arrivare più vicino possibile alla sommità dei cadaveri e degli schiavi sotto di noi, verso la gloria e il riconoscimento del Dio sociale. In questo quadro l'opera d'arte ha valore strettamente economico, un investimento ai fini di un futuro guadagno. L'artista ha una capacità di produrre opere di valore, in funzione della propria notorietà . Il ruolo del gallerista e del collezionista, così come quello del curatore museale, si riduce all'analisi della prospettiva economica dell'artista e delle sue opere. Misticazione La storia è sempre stata scritta dai vincitori, dal potere politico e militare. Oggi il passato, la storia, il presente e l'idea del futuro, vengono scritti attraverso il potere tecnologico e mediatico di mistificare la realtà , di gratificare l'ego dei destinatari di un messaggio, fino a portarli a credere che il surrogato della realtà che osservano sia la realtà stessa. Il ricorso al surrogato è sempre più presente in ogni aspetto della vita umana, ed è vissuto dalla maggior parte delle persone come aspetto innovativo, ecologico, emancipante, salutare, migliorativo, sicuro. Gli animali domestici, i robot, le bambole di silicone, sono utilizzati come surrogati di figli, mariti, mogli, amanti e nipoti; la chirurgia plastica viene utilizzata per produrre corpi e identità sessuali surrogate; la pornografia e il sesso protetto permettono di surrogare l'atto sessuale stesso; i cibi sintetici, vegan, le barrette nutrizionali, le medicine che permettono di ottenere prestazioni in tutti gli ambiti, gli esseri umani stessi sono surrogati di se stessi. Verso gli spazi più intimi e fondamentali della nostra esistenza, vengono promossi prodotti, idee e comportamenti che cercano di allontanarci dalla vita reale, verso una vita fittizia, virtuale, sintetica, nella quale l'esperienza interiore è sostituita con l'immagine mistificata che la società ha di noi. Una menzogna ripetuta all'infinito non diventa vera, ma rende la mistificazione una pratica socialmente accettabile, il senso del vero si perde dietro alla consapevolezza che ogni verità potrebbe contenere, in tutto o in parte, una mistificazione. La persona più abile e generosa può apparire, in questo contesto, troppo bella per essere vera, la persona più spregevole può apparire santificata da verità inventate. Accettando di delegare il potere di definire la verità al sistema tecnologico e mediatico accettiamo di vivere in un vortice di informazione prodotta per sostenere una mistificazione piuttosto che un altra. Il pandemonio causato dal coronavirus ha reso maggiormente apprezzabile l'idea di un'esperienza di vita surrogata, mascherata, nella quale cerchiamo il riconoscimento del gruppo senza dover incontrare i singoli. A scrivere la storia dei nostri giorni saranno ancora i vincitori di una guerra fatta di menzogne, ma le capacità tecnologiche alle quali siamo pervenuti ci consentiranno di creare mistificazioni di proporzioni mai viste prima. Mentiamo a noi stessi, e ogni giorno è più difficile sorprenderci nel farlo, la vita surrogata fagocita quella reale. Fica La pornografia ha sostituito e surrogato la sessualità , il porno è anche il primo campo di applicazione delle nuove tecnologie, che si affermano e trovano i loro standards in questo ambito, a ragione degli alti budget a disposizione. L'industria pornografica oggi si concentra da un lato sulla categorizzazione maniacale dei diversi generi pornografici, includendo oltre a razza, proporzioni corporee, numero dei partecipanti, età , colore dei capelli, orientamento sessuale, ecc. ; dall'altra sulla possibilità di rendere maggiormente immersiva l'esperienza di fruizione dei contenuti ad un costo accessibile a tutti. L'obiettivo è quello di creare un perfetto surrogato dell'atto sessuale, eliminando l'atto in sà©, attraverso l'eliminazione dell'altro, sostituito da un monitor, da un visore, da una bambola, da un robot, l'esperienza della sessualità non deve essere condivisa e può rispondere alle aspettative specifiche del fruitore. L'utente può scegliere esattamente cosa deve succedere o a cosa vuole assistere, non ci sono sorprese o rischi di alcun genere. La sessualità come profonda unione con un altro essere umano, e come istante di beatitudine, vuole essere sostituito da un atto realistico e meccanico, essenzialmente falso ma più vicino alle nostre preferenze, più facile, più sicuro. Il sesso come funzione primaria ed irrinunciabile dell'esperienza umana, può essere accantonato e sostituito da una mistificazione che soddisfi la pulsione, senza compromettere la nostra asettica solitudine. Il contatto con un altro essere umano è vissuto come potenzialmente pericoloso a livello fisico e psicologico, la soddisfazione delle nostre pulsioni primarie deve avvenire senza conseguenze e sensi di colpa, interfacciandosi con una macchina che non ha coscienza, non può scegliere nà© soffrire. Gli organi sessuali un tempo venerati e utilizzati quale simbolo di virilità e abbondanza, hanno già perso parte della loro funzione e conseguente importanza, l'atto sessuale, la presenza di un sesso di genere maschile e di uno di genere femminile, la fertilità di entrambe le persone coinvolte, non sono più necessarie per il concepimento. L'atto in se si è trasferito dalla zona genitale alla zona cerebrale, il sesso degli anni venti è metafisica pura. aZione L'artista degli anni venti, deve URLARE che almeno UNO non è disposto a specchiarsi nelle menzogne che ci vengono raccontata ogni giorno.
Nel 2020 in Italia c'è stata una grande moria (non delle vacche). Punto. Noi quasi si sentiva la nostalgia di Bettino Craxi, perchè era come stare sull'Achille Lauro (la crociera). Barattoli sormontati da pere e birilli di divieto ovunque. Marx (Groucho) e lo Sputnik (il satellite), Bic Gates (Bic, la penna a sfera) e l'elefante superdotato della Pfizer, giocarono per mesi con il pallottoliere, mentre noi sognavamo di fuggire. E io volevo solo che rimanesse il ricordo di tutto questo, che la vita qui può essere più surreale di un quadro. Ad imperitura memoria del gioco infinito al quale giocheranno a lungo.
Vai alle opere di questa serieIl presente viene calcolato continuamente. Dice Han, Byung-Chul in "La salvezza del bello" I dati hanno qualcosa di pornografico e osceno: non possiedono alcuna interiorità , alcun rovescio, alcun doppiofondo, e per questo si differenziano dal linguaggio, che non ammette una definitezza totale. Così come l'informazione è una forma pornografica del sapere: è priva di quella interiorità che contraddistingue il sapere. *Numerandia è la patria del dataismo, il paese dove i grafici governano le esistenze. Tutto deve essere misurato e comparato per il raggiungimento di un qualche obiettivo stabilito. Il Dio del merito quantifica numericamente anche ciò che non può essere misurato. Indicatori numerici con acronimi anglofoni tentano di spiegare la realtà e fermare l'attimo, con colori e grandi slanci verso l'alto seguiti da immani tonfi nell'abisso. Un elettroencefalogramma, una sincope coronarica, un infarto e una nuova vetta conquistata, una serie di candele, un quanto, una performance, una classifica, un podio, un vincente, un nuovo grande obiettivo raggiunto, una sequela di numeri che si perdono nel nulla della ruggine del tempo. Il dataismo misura la superficie del nulla. Il grafico è già vecchio mentre viene disegnato, macchine contano e misurano operazioni di altre macchine che obbediscono a ordini di uomini che consultano macchine che contano e misurano altre macchine per sapere cosa consigliare di ordinare. Il dataismo conta. Bisognerebbe inventare un valore che non valga nulla, nemmeno 0, un valore che non possa valere nessun valore. Un valore per valutare ciò che non può e non deve essere valutato. Un valore che valga esattamente un: "non me ne frega un cazzo di sapere quanto vale". Gli esseri umani si arricchiscono e si impoveriscono, cercando di prevedere i grafici dei minuti, giorni, mesi, anni, decenni futuri. Il valore delle cose nel tempo futuro determina il loro status economico immaginario. Si gioca sulla previsione dei numeri che verranno, dei risultati, del apprezzarsi o deprezzarsi di un bene, di una performance, di un idea che renderà denaro, di una risorsa che scarseggerà aumentando il proprio valore e affamando chi ne ha bisogno. *Numerandia è il nome che, in un video realizzato nel 2007, mio figlio Mattia a 6 anni dava alla terra.
Vai alle opere di questa serieL’Italia in preda alla peggiore crisi isterica dopo la guerra del Golfo Sono scappato in Belgio Le guerre successive alla prima crisi del Golfo sono state normali e noiose non hanno impaurito nessuno a quanto pare nemmeno l’11 Settembre tutti a pensare "se la sono cercata" Il virus ha mandato il tilt il sistema Tempo di merda ma ottima birra Il Kraken del profitto si inchina alla “scienza” alla farmacia inizia un sistema diverso forse peggiore sicuramente diverso Tutto chiuso negozi chiese stadi parlamenti tribunali Sterilizzare le mani Scansare gli sconosciuti Scopare senza toccarsi Stare in casa Scemo chi legge Avanti a slogan urlati da vecchi pagliacci ritardati che indossano maschere da porci Tutelare i fragili Vigile attesa niente poesia oggi bisogna sopravvivere
Viaggiare da soli mette meraviglia e malinconia Edificare una piramide necessita di schiavi Ogni tavola rotonda finisce rovesciata Dalle nuvole basse spuntano architetture razionali Bambini volano via Spettatore molto curioso dello splendido puttanaio di questa polverosa città La maggior parte delle cose che vedo me le immagino da solo Un robot gigantesco guidato da un bambino che distrugge la città Guerriglieri Siriani con la maglia del Real Madrid Arrivano in barca profughi con la maglia del Milan Il giuoco della guerra Il giuoco del pallone Vivere come stupidi senza telegiornale senza telefonino roba da ricchi Ho un amico di infanzia conosciuto a quarant’anni Svaligiavano banche insieme da bambini Rispondiamo alle nostre leggi non a quelle del mondo mi posso fidare
Al 15 di Novembre l’agrimensore spaziale coglie il grano di corallo La stella della gioia brilla nello spazio Il figlio di Atrio danza ebbro del vivere
La vita è un gioco indipendente dalla ragione, attraversa i limiti fisici della realtà per sfociare nello spirito. La vita è un gioco libero, e l'arte è un giocattolo che abbandona il ruolo di feticcio per ritornare alla sua natura ludica e sacrale, perchè è solo il gioco "serio" (il gioco giocato dai bambini) che sa innalzarci a quelle vette di bellezza e santità precluse alla ragione. Non bisogna prenderla troppo sul serio, è solo la nostra vita, una danza con tanti inciampi, una furia piena di carezze, un sublime gioco al quale non si può perdere. Se tutto il nostro costrutto sociale, culturale ed artistico nasce in prima istanza come gioco, possiamo immaginare che giocare e vivere siano la stessa cosa. La vita è il gioco di non sapere nulla, da dove si arriva e dove si sta andando, un gioco open world e open outcome. Giocare dovrebbe essere il primo comandamento, l'Italia dovrebbe essere una repubblica fondata sul coraggio di giocare alla vita. In Toy Story 2 Stinky Pete è un pupazzo anziano cercatore d'oro, non è mai stato tolto dalla sua scatola originale, non ha mai vissuto, vede la sua esposizione al museo di Tokyo come unica possibilità di redenzione per la sua esistenza. Se non giochiamo la nostra vita, nessuno potrà goderne, nemmeno in seguito, anche se conservata in ottimo stato, mai usata. Il gioco e il giocattolo sono una metafora del nostro potere sul mondo che ci circonda, il ricordo del nostro essere onnipotenti e creatori del futuro che ci attende. Le anconette che ho realizzato sono scrigni del nostro giocare passato, a perenne ricordo del nostro essere stati bambini, del nostro aver creato noi stessi attorno a quel bambino che tuttora alberga in noi. Le anconette sono scrigni di ricordi, finestre spazio temporali in grado di fermare il tempo in un preciso istante, in un attimo di intima contemplazione e meditazione. Possono prestarsi a contenere oggetti del proprietario o icone di un tempo che non c'è più, sono scatole del tempo passato, icone immortali, voti a divinità profane, bandierine sulla linea del tempo, ex voto, con immagini, musica, profum, parole, sussurri, sono suggestioni, evocazioni di tempo passato. La loro sacralità sta nel nascere chiuse, segrete, occulte agli occhi di tutti tranne che ai nostri. Il loro interno, dorato e laccato, rappresenta il cuore, il bambino dentro di noi, la musica e il suono di quel soffio di tempo della nostra vita. Le ancorette sono cassaforte dei ricordi del cuore. La scatola che contiene il nostro cuore ha subito le intemperie della vita, come la chiesa romanica, la scatola che contiene il nostro cuore non ha nulla di bello, è arrugginita, solo con la giusta chiave è possibile aprirla. Il culto sorse e crebbe in gioco sacro, la poesia nacque in gioco e continuò a vivere in forma ludiche, musica e danza erano gioco puro, saggezza e sapere si manifestarono in gare sacre, le convenzioni della vita nobile erano basate su forme di gioco, la cultura nelle sue fasi originarie viene giocata, la cultura si sviluppa nel gioco e come gioco. Johan Huizinga Dopo che avrete tenuto il vostro bambino tra le braccia amorevolmente, sarete in grado di guardare in profondità . Thich Nhat Hanh Visualizzate voi stessi come un bambino di cinque anni, e invitate questo bambino a stare con voi, quel bambino o bambina che è ancora vivo in voi Thich Nhat Hanh Una cosa che non contiene nà© utilità nà© verità , nà© un valore di paragone, e non ha neanche facoltà dannose, va giudicata nel miglior modo secondo la grazia che ha e il piacere che da. Un siffatto piacere è il gioco. Platone Nel dialogo platonico Nomoi (Le leggi), si dice: […] l'uomo […] è soltanto un giocattolo fabbricato dagli dèi, ed in effetti questa è la sua parte migliore. In conseguenza di questa concezione, ogni uomo e ogni donna devono vivere giocando al meglio possibile questo gioco. Platone Ovunque si lavora e si produce non siamo insieme alle divinità e non siamo noi stessi divini. Gli dèi non producono, nà© lavorano. Byung-Chul Han Nel mezzo della crisi finanziaria, in Grecia si è verificato qualcosa che sembra un segno dal futuro. Alcuni bambini hanno scoperto un grande fascio di banconote in una casa diroccata e ne hanno fatto un uso del tutto nuovo: si sono messi a giocarci e a strapparle. Questi bambini anticipano in qualche modo il nostro futuro: il mondo è in macerie. Tra queste rovine, noi giochiamo – come quei bambini – con delle banconote e le strappiamo. Questi bambini greci profanano il denaro, il capitale, il nuovo idolo, facendone tutto un altro uso, ossia giocandoci. La profanazione trasforma improvvisamente il denaro, oggi cosà feticizzato, in un giocattolo. Byung-Chul Han Qui nolet fieri desidiosus, amet. (Chi non vuole diventare inerte, ami.)
Vai alle opere di questa serieIl mio jazz per il Caserta Jazz Festival Se devo ricordare un periodo felice della mia vita, scelgo sempre l'infanzia, forse perchà© di quel tempo ho conservato solo i ricordi felici e spensierati, rimuovendo quelli tristi grazie all'alibi della dimenticanza. Ogni soggetto del mio lavoro artistico nasce dal ricordo edulcorato della mia esperienza di fanciullo, e da tutto quello che ho osservato e ascoltato in quegli anni, ogni frammento di quel tempo si è fissato, cristallizzato in reperto mitico e irripetibile, fotogrammi della tv, anime giapponesi, fumetti, videogiochi, automobili, pallone, fantascienza, e soprattutto la musica. Ho avuto, tra le altre, la fortuna di crescere con una colonna sonora, il jazz. Un padre pianista non passa inosservato, un padre pianista jazz ancora meno, e questo ha fatto di di me un autentico privilegiato, una singolarità , in un mondo di padri omologati fra loro, ero il figlio di un pianista con la barba e l'animo hipster, che in origine significava: appassionato di jazz, insofferente del conformismo sociale e dedito a uno stile di vita fondato sulla libertà delle scelte e sulla riscoperta dell'interiorità individuale. Tutto intorno era deserto piatto e grigio, come solo la Torino-Fiat degli anni ottanta poteva essere, mentre io vivevo in una casa incantata dove un pianoforte rideva sempre. Oggi mio padre suona un pianoforte mezza coda piazzato al centro di una stanza, all'epoca avevamo un pianoforte verticale, umile e fiero, regalo di mio nonno a mio padre in età di fanciullo; era stato collocato contro il muro confinante con la cameretta mia e di mia sorella, ignoro se la posizione del pianoforte fosse stata pianificata per permetterci un ascolto stereofonico, più probabilmente ci era finito grazie alla saggezza infinita del caso, in ogni modo noi ragazzi potevamo sentire ogni nota attraverso il muro, era come essere sempre in una sala da concerto. Sentivamo perfettamente anche il il trio jazz, pianoforte, contrabbasso e batteria, che si trovava a casa nostra per provare tutti i giovedì, qualche volta sentivamo anche il quintetto con sax e voce, ma a quel punto i vicini di casa dovettero chiamare i carabinieri e il quintetto finì per provare altrove. Il jazz risultava piuttosto ostico a noi bambini, quei brani che sembrano non finire mai, dissonanze perenni, ritornelli inesistenti, lingue e carnagioni sconosciute, musicisti sudati con lo stile da clochard; eppure mi incuriosiva quel ritmo e quell'accanirsi sugli strumenti. Spiavo dal corridoio attraverso la porta a vetri smerigliati dello studio, sentivo la musica e vedevo figure, in controluce, muoversi a ritmo in mezzo al fumo di mille sigari e sigarette. Sembravano musicisti fra le nuvole, Scat Cat e la banda di gatti randagi jazzisti degli aristogatti. Crescendo mi misi a saccheggiare l'armadio dei dischi, uno dei pochi luoghi interdetti della casa, e probabilmente per questo uno dei più appetibili, all'interno si trovava la storia del jazz in una serie infinita di 33 giri con le loro enormi copertine, anche se non ero ancora smaliziato all'uso del giradischi, approfittavo delle assenze di mio padre per farmi una cultura musicale, e il mio passaggio rimane testimoniato dalle profonde accidentali righe trasversali sui vinili. Paolo Conte in quegli stessi anni (1984) scriveva una canzone che si intitola "Sotto le stelle del jazz" nella quale sostiene che "Le donne odiavano il jazz, e non si capisce il motivo", posso solo confermare che mia sorella non era una appassionata del genere, mentre mia madre, il jazz, lo detestava del tutto e ad oggi non ha cambiato opinione. Della mia infanzia a contatto con una musica così diversa da quella che ascoltavano tutti, mi è rimasta la passione per i sigari, il piacere di dipingere ascoltando Keith Jarrett (in silenzio naturalmente), e la curiosità ossessiva per le cose molto lontane da ciò che mi circonda, il Giappone, Dio, Godzilla, Alfa centauri, le cose strane, singolari, ancora non spiegate o inspiegabili, potenziali svolte benefiche dell'esistenza.
L'identità , come consapevolezza di sà© e della propria personalità , è un aspetto dell'essere umano in continuo divenire che riguarda il modo in cui un individuo si considera e costruisce se stesso come membro di un determinato gruppo sociale, religioso, nazionale, sessuale, culturale, etnico, politico, professionale. Se è vero che ciascuna persona va definita non in quanto tale, ma in riferimento al periodo di tempo nel quale esiste (Korzybski), la nostra riflessione si basa sul fatto che nel periodo storico nel quale viviamo le persone si sono allontanate dai gruppi, modificando di conseguenza i confini della propria identità . Il problema dell'identità intuito da Pirandello in modo esemplare nel romanzo Uno, nessuno e centomila, e nel Fu Mattia Pascal, si è ulteriormente complicato nell'era dell'identità fluida nella quale si sono persi alcuni riferimenti essenziali, i propri confini identitari (Z. Bauman) e i propri confini fisici e anagrafici attraverso la rete. Nel corso delle epoche gli esseri umani hanno trovato la loro identità , di singoli e di gruppo, prima nella religione, poi nella nazione, successivamente nella politica e infine nella professione. L'epoca in cui viviamo è fluida nel senso che gli individui definiscono ogni giorno la loro identità religiosa, nazionale, politica e professionale, e di conseguenza la loro identità sociale e la loro classe sociale. La spinta verso l'identità fluida della nostra epoca storica porta gli individui verso un certo grado di dissociazione, per cui anche in circostanze di vita ordinarie, un individuo può sentirsi più irreale che reale, letteralmente più morto che vivo, differenziato in modo incerto e precario dal resto del mondo, così la sua identità e la sua autonomia sono sempre in questione. Può mancargli la sensazione della continuità temporale; può fargli difetto il senso della propria coerenza o coesione personale. Si può sentire come impalpabile, e incapace di ritenere genuina, buona e di valore la stoffa di cui è fatto. Può sentire il suo io parzialmente disgiunto dal suo corpo.(R.D. Laing) Se le identità che hanno da sempre caratterizzato gli esseri umani tendono a confondersi e a divenire meno certe e definitive generando dissociazione, altre identità ugualmente non definitive si sono affermate in diversi campi della nostra vita, dall'identità sessuale a quella alimentare/gastronomica, culturale, spirituale, mistica, ecc. In questo quadro una delle poche identità certe e definitive del nostro tempo, in special modo nei paesi occidentali e nell'america latina, è rappresentata dalla fede sportiva e in particolar modo da quella calcistica che assurge a rito giocoso e catartico e che rimanda al tempo aureo dell'infanzia. L'individuo all'interno dello stadio di calcio ritrova quell'identità definibile e riconoscibile, all'interno di un gruppo di persone eterogenee per etnia, religione, orientamento politico, sesso e orientamento sessuale, culturale, professionale e classe sociale; accumunate unicamente dalla fede calcistica espressa in riti, simboli, orgoglio, colori, bandiere, cori, ritmi. In molti casi la fede calcistica diventa così l'unica identità certa ed irrinunciabile dell'uomo occidentale contemporaneo, i calciatori assurgono al ruolo di paladini, condottieri di un immaginario eroico sognato.
Ci sono giorni nei quali il "giovine" artista controlla la propria casella di posta elettronica per ripulirla dalle 8.723 email di sedicenti galleristi, promotori, organizzatori, eccipienti ed esaltatori di sapidità . L'ecologia profonda inizia anche da qui. Per ogni persona che ci propone un'iniziativa interessante per promuovere il nostro lavoro, ce ne sono 8.722 che propongono cafonate impronunciabili a prezzi iperbolici. àˆ in questo contesto che il "giovine" artista deve trasformarsi in un novello cercatore d'oro, passando al setaccio e ributtando nella palude fangosa del far west dell'arte le offerte indicibili e mettendo nel taschino le pagliuzze e le pepite che faranno la sua fortuna. Con pazienza il nostro eroe deve lasciare l'amato cavalletto e farsi inondare da questo denso fiume di roboante informazione promozionale detta anche spam. La pratica dello spam consiste nell'invio di messaggi indesiderati attraverso qualunque sistema di comunicazione. Il termine trae origine da uno sketch comico del Monty Python's Flying Circus, ambientato in un locale nel quale qualunque pietanza proposta dalla cameriera conteneva un imprecisato ingrediente chiamato Spam corrispondente ad un marchio di carne in scatola prodotto dalla americana Hormel Foods Corp. La scatola di Spam rappresenta dunque la zuppa Campbell di questo inizio secolo. Non sarebbe il caso di sottrarsi a questo martirio distruggendo in un sol colpo tutte le email indesiderate e quelle provenienti da mittenti sconosciuti? Assolutamente NO. L'artista, in quanto tale, deve violentarsi alla curiosità , deve approfondire, deve sporcarsi le mani, deve compiere il processo alchemico che trasforma la merda in oro, Manzoni dixit. Nel corso degli anni, nella posta indesiderata ho trovato i migliori collaboratori, le migliori opportunità di lavoro e le fidanzate più disinibite. Dunque il lavoro di setaccio deve procedere, partendo dall'eliminazione delle mail che riportano nel soggetto proposte sessuali esplicite, trattasi di mittenti meretrici, e quelle che ci comunicano con entusiasmo che HAI VINTO! ad un concorso al quale non avevamo partecipato. In ultimo rimangono le mail che potrebbero contenere qualcosa di interessante. Il nostro cercatore deve aprirle e, leggendole di traverso nel minor tempo possibile, valutarne l'attendibilità e decidere se rispondere o cestinare. Ultimi giorni per aderire a … CESTINATO, gli artisti non amano lavorare di fretta. Eccezionale opportunità espositiva a… CESTINATO, troppo ostentato. Hai mai pensato di esporre al Louvre con soli … CESTINATO, buona notte. Gentile "giovine" artista, abbiamo visionato il suo lavoro e vorremmo inserirla all'interno di questa iniziativa curata dal famoso critico … nella famosa città di … durante il famoso festival di …RISPONDO. Passano pochi minuti e il nostro eroe riceve la telefonata di una sedicente Dottoressa promoter che magnificando il lavoro artistico di cui a preso visione assieme al famoso critico (nei precedenti due minuti immaginiamo), lo invita a non indugiare perchà© ci sono solo più pochi posti. Dal telefono si capisce solo che la Dottoressa Promoter è milanese, ha una bella parlantina, sta proponendo l'occasione della vita, è molto truccata e profumata. Non fosse altro che per il profumo il "giovine" accetta di ricevere una mail, che arriva dopo tre secondi, con tutte le informazioni del caso. Egregio Giovine Artista, come da intercorsi accordi telefonici, con la presente sono a inviarle, la proposta per esporre le sue opere nella città di … durante la manifestazione curata dal famoso critico …I servizi che Le forniremo sono i seguenti: 1) Organizzazione generale e segreteria;2) Presentazione del famoso critico d'arte; 3) Partecipazione all'inaugurazione di noti intellettuali e critici d'arte; 4) Presenza, durante l'Evento, di personaggi del mondo della cultura e della televisione; 5) Allestimento e disallestimento; 6) Guardiania; 7) Assicurazioni delle Opere in loco; 8) Stesura del testo critico del famoso Critico d'Arte che sarà inserito nel catalogo della Mostra; 9) Stampa ad arte del catalogo del Festival; 10) Ideazione grafica e stampa di inviti e locandine; 11) Promozione degli eventi sul web; 12) Ideazione e stampa del roll up; 13) Richiesta di vari patrocini; 14) Ideazione grafica e stampa della Sua biografia e del colophon che saranno esposti durante la mostra su pannelli in forex; 15) Distribuzione del materiale promozionale; 16) Ufficio stampa; 17) Coordinamento dei contatti con le Autorità (Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione, Provincia e Comune); 18) Organizzazione del cocktail per la serata inaugurale; 19) Inviti a collezionisti ed esperti di settore; 20) Cameraman professionista per le riprese del vernissage; 21) Organizzazione di una conferenza stampa che vedrà la partecipazione di quotidiani, radio e televisioni; 22) Spazi pubblicitari della manifestazione su riviste specializzate; 23) Fotografo professionista per la serata di inaugurazione e consegna di un cd con le foto; 24) Realizzazione e montaggio di un video dell'apertura; 25) Cena di gala dopo l'inaugurazione della Mostra; 26) Camera in Hotel per la notte dell'inaugurazione. Per questo pacchetto di servizi è richiesto un rimborso spese di € 28.000,00 + iva più una sua opera a nostra scelta tra quelle esposte al Festival. Certa che comprenderà l'interessante occasione, e rimanendo in attesa di un cortese riscontro, porgo cordiali saluti. Dottoressa Promoter Il nostro artista si rende subito conto che essendo "giovine" non possiede nemmeno una minima parte della cifra richiesta a titolo di "rimborso spese" e interrogandosi sul significato stesso del termine, si rende altresì conto che sta sprecando tempo con l'analisi di una mail inutile quando potrebbe dedicarsi più profittevolmente all'invio delle sue 20.000 mail per comunicare a tutti che il suo nuovo quadro è quasi pronto. Si compie così il ciclo naturale che genera quella costante produzione di informazioni spazzatura che lentamente, macerando, generano l'humus sul quale germoglia e cresce inesorabile l'Arte.
Estate. Il tempo nel quale abbandoniamo la nostra dimora per un luogo altro, qualsiasi. Anche l'artista viaggia, in mezzo agli altri fuggitivi, e osserva l'esodo post atomico. Per i bei vicoli italioti è tutto un set di uomini e donne che si fotografano a vicenda mettendosi in posa a forza di urla, le immagini così prodotte partono dai telefoni per raggiungere apparecchi di altre persone, verosimilmente intente, a loro volta, ad immortalare parenti dinnanzi a paesaggi esotici. Se si potesse tracciare questo traffico di souvenir visivi si scoprirebbe che siamo accidentalmente presenti nelle foto delle vacanze di molte altre persone e che le nostre immagini vengono usate per descrivere le vacanze immaginarie di impiegati di call center telefonici. Dalle Alpi alle piramidi il raptus istantaneo contagia chiunque, dobbiamo produrre la prova provata di essere stati veramente in questo luogo oggi, tutti devono sapere che ci stiamo godendo la vita, oggi. Intasiamo le nostre memorie digitali, riempiamo i nostri hard disk di immagini della nostra felicità mondana! Benchà© sia certo che tutto sia già stato fotografato almeno una volta, siamo sicuri che non sia stato fotografato da noi, e questo ci basta. Documentiamo per i posteri, per la storia, a futura memoria digitale. Nascono spazi virtuali di condivisione nei quali possiamo raccontare la nostra vita vacanziera per immagini, le nostre imprese, le nostre conquiste, il nostro sguardo sul mondo in pausa; vendiamo la nostra immagine immaginaria di noi stessi. Cerchiamo di far vedere a quanti più possiamo, condividiamo, promuoviamo le immagini della nostra vacanza come fossero prodotti, ammaliamo gli sconosciuti al fine di farli diventare nostri seguaci, chi mi ama mi segua. La mia felicità , il mio divertimento, il mio spasso, li vendo al prezzo di un attimo del tuo tempo, quello che ti serve per dire che ti piace, che apprezzi, che mi vorresti conoscere. Cosa rimane di questo immane traffico di informazione visiva di pessimo gusto? Nulla. Siamo noi stessi a cancellare la maggior parte degli scatti che ci erano sembrati fantastici, in uno si vede che siamo ingrassati, nell'altra la nipotina a fatto le corna, e in questa un artista cretino è passato davanti al sole che tramonta. Solo una minima parte finirà sui nostri social, dove rimarrà nei secoli dei secoli incancellabile, Amen. Più che i quindici minuti di popolarità , è una vita intera passata a descrivere come ci piacerebbe essere, come ci piacerebbe vivere, come vorremmo che ci vedessero gli altri. Un tempo, si poteva ammorbare l'esistenza di amici e parenti con la proiezione di venti caricatori di diapositive, i più arditi avevano prodotto in vacanza un video in formato VHS, con commento sonoro letto dalla guida turistica; oggi la fotografia e il video documentaristico sono gratis, come la democrazia. Tutti possono fotografare, filmare, votare, formare partiti politici, e lo fanno veramente, senza vergogna, a prescindere dalla propria cultura o competenza. L'artista osservatore, analizzando a fondo la situazione si rende conto che esistono solo quattro soluzioni per godersi un panorama o visitare un monumento in questo periodo: A) Cercare la foto del panorama o del monumento su internet. B) Alzarci alle cinque di mattina, e qualcuno lo fa, ma non gli artisti che son' troppo pigri. C) Andare al bar a leggere un buon libro di fantascienza. D) Andare a vivere in Korea del Nord. Mentre meditiamo sul da farsi, una ragazza fa una foto ad un amica che si sta fotografando da sola, le campane suonano a distesa, oggi è morta un altra arte, e i fotografi raggiungono i pittori nell'eden degli inutili meravigliosi testardi d'un tempo. Arriverà una giovane vergine a ripensare da zero l'idea stessa di fotografia? Una provvidenziale pioggia solare distruggerà il mondo digitale restituendo la dignità all'artista fotografo? Possiamo semplicemente farci rassicurare dalla certezza che la memoria digitale, sulla quale salviamo le nostre immagini, non arriverà integra agli archeologi dell'anno 4000, impedendo agli storici di marchiare la nostra epoca come la più patetica di tutte. A scuola siamo costretti a sorbirci letture strazianti e visioni aberranti di epoche sepolte, e questo solo a causa dell'immortalità di carta e papiro; la nostra epoca, al contrario, produce quantità sproporzionate di informazione inutile che si autodistrugge in un inconscio atto di ecologia profonda.
Gli esseri che dipingo in ambientazioni e abiti da selfie glamour, sono persone stereotipate e stritolate dagli ingranaggi del sistema per il quale svolgono una funzione, sono funzionari entusiasti dello stesso sistema che li calpesta. Il carattere animalesco della testa viene a rappresentare una deminutio dell'essere umani, a vantaggio di una "qualità " animale. Un mix terribile tra i Vogon di Douglas Adams e piccoli burocrati di Dostoevskij, in triplice copia, che ostacolano costantemente il passaggio altrui. Essi belano, grugano, grugniscono e gridano, tutti insieme all'unisono.
Forse poeti e scrittori lavorano in silenzio. A dirla tutta anche io, mentre scrivo per voi o per me, sono solito farlo senza distrazioni visive o acustiche; ma per quale strano motivo l'artista visivo, nell'atto di portare la sua idea sulla tela o nella materia, sente il bisogno innato di distrarsi. Dovrebbe essere condotta un indagine scientifica per capirne i motivi, forse l'ansia di vedere un buon risultato si tramuta nella paura di finire troppo velocemente, forse siamo colti dalla fanciullesca abitudine a fare i compiti guardando i cartoni animati, o forse, semplicemente, lavorare stanca. In ogni modo negli studi d'arte si possono osservare diverse modalità con le quali l'artista ama distrarsi, dalle più classiche alle più ardite e creative. Il caffè rappresenta certamente la prima e universale distrazione di qualsiasi studio d'arte, l'essenziale è utilizzare la moka e non le moderne macchinette a cialde, il tempo necessario a far passare l'acqua dalla caldaia attraverso il caffè, fino alle tazzine, ci permette un breve riposo e due chiacchiere con assistenti, galleristi, visitatori, o in mancanza di questi, con personaggi immaginari; inoltre rimaniamo certi che dopo un buon caffè il nostro lavoro procederà più spedito. In realtà all'ottavo caffè della giornata il fisico assuefatto non riceve alcun beneficio, inoltre molti amano fumare interminabili sigari proprio a seguito di un buon caffè, il che rende gli studi d'arte piuttosto fumosi e quasi del tutto privi di ossigeno, cosa che contribuisce ad una leggera sonnolenza diffusa. Ma allora il caffè non serve a nulla, ci viene da pensare. Il telefono, al pari del caffè, è una continua beata fonte di distrazione, pigola per ogni messaggio, condivisione su facebook, messaggi del gestore, appuntamento e reminder; strilla annunciando amici, parenti, colleghi e numeri sconosciuti, che vogliono affabularci con offerte e storie incredibili, evidentemente ispirati da un angelo che si è preso pena per la nostra annoiata condizione di esecutori della nostra idea creativa. Ultimo classico motivo di distrazione sono le domande dei vostri assistenti e collaboratori, domande quasi sempre pertinenti e dovute al fatto che non gli avete appositamente spiegato bene il lavoro da svolgere, in modo che vi potessero disturbare al più presto; per dirimere i dubbi sulla tonalità del gesso da stendere sulle tele o sulla tonalità di monocromo da utilizzare, non c'è nulla di meglio che fermarsi un attimo e per prima cosa preparare un buon caffè. Ed ecco che il ciclo ricomincia. Ma per molti tutto ciò non è sufficiente, ed ecco nascere, accanto ai cavalletti, palafitte semoventi costituite da libri d'arte, che accolgono sulla loro sommità televisori da sessanta pollici, sistemi surround con subwoofer amplificati in grado di far rovesciare o esplodere ogni bicchiere del quartiere, sistemi più o meno elaborati per ascoltare musica, audio libri, conferenze, guardare partire di calcio, dettare memorie, intrecciare rapporti d'amore e di lavoro. Tutto per distrarsi un pochetto e non avere quella terribile sensazione di essere al lavoro. Il bisogno di distrazione è una patologia che, prima o dopo, colpisce qualsiasi artista e creativo, tanto vale rassegnarsi e scegliere la distrazione che preferite, io consiglio letture di classici e musica dal vivo, il fatto di avere qualcuno alle vostre spalle che legge, suona o parla, vi aiuterà anche ad andare avanti con il vostro lavoro, se non altro per una questione di ego. L'atroce prezzo che si paga a questa sindrome consiste, naturalmente, nel passare il sabato e la domenica soli in studio, a finire il lavoro che si è portato avanti mollemente durante l'intera settimana, un prezzo che, in fondo, si paga volentieri, perchà© ci fa sentire davvero appassionati del nostro lavoro.
I poveri di soldi sanno che il privilegio del furto è riservato ai ricchi, che rubano per rimanere tali Ricchi di soldi non si diventa Studiare e lavorare per diventare ricchi sono tentativi pavidi e patetici La ricchezza è uno stato di partenza non di arrivo La vera ricchezza si eredita non si genera si sperpera volendo ma è uno stato di fatto Se il concetto di furto fosse legato a ciò che possediamo in più degli altri da questa parte di mondo saremmo tutti perseguibili Chi ruba tenta di passare dalla parte dei ricchi con un trucco ma alla lunga si accorge di rubare a se stesso vivendo nella speranza di un continuo stato di eccezione di benedizione che renda invisibile la propria ricchezza
Sul cartello stradale in direzione dell'aeroporto ho visto il disegno di un aeroplano che somigliava misteriosamente ad uno sgombro volante, ho immaginato fosse stato disegnato da un geometra del comune, un povero disgraziato che aveva scarabocchiato sulla busta del panino, il layout definitivo da mandare in stampa, o forse il poveretto lo aveva copiato dai cartelli di altri paesi o, più probabilmente, di altri pianeti nei quali gli aeroplani potevano volare e inabissarsi in mare a piacimento. Viaggiavo accanto ad una vecchia ucraina, due ragazzine, l'uomo lupo e una famiglia di egiziani, andavano tutti via, lontano, forse a trovare un uragano. Siamo dovuti passare a vedere le case brutte costruite negli anni sessanta, un tempo nel quale gli architetti godevano di immunità planetaria ed erano onnipotenti, un tempo nel quale in Italia era pieno di spazio vuoto e nessuno sapeva come riempirlo, purchà© il nulla venisse annientato, pensavano: "meglio brutto che l'erba", un tempo nel quale tutti chiedevano a Dio di aprirgli un nascondiglio fuori dalla natura. Ci si appassiona di più ad un brutto artificio che ad un bel pezzo di merda. La Natura anarchica ci spaventa più della bruttezza asettica e noi costruiamo cose brutte che ci rassicurino. L'immortalità della natura, il suo esserci sempre e per sempre, il suo mangiare l'asfalto con le radici degli alberi, la sua forza distruttrice e generatrice che alimenta l'universo, ci mette a disagio, ma è il disagio del sentirsi passeggeri su questa terra, la consapevolezza che la natura, prima o poi, ci riprenderà con sà© ... [ Continua nel pdf, 13 pagine ]
Ha appena compiuto quindici anni, dice che per quando ne avrà trenta non ci sarà più nulla. E' tutto papà . "Apocalisse verrà " Uragano urlerà e Tempesta soffierà , si apriranno come scatole i palazzi di cartone, Vulcano brucerà gli inutili soldi di Monopoli. E non lucevan le stelle, ma meteore a cancellar montagne. Sublimi le ultime immagini, Natura che vince la nostra guerra contro gli stupidi. "Odia gli stupidi, aiuta i deboli" Taglio il cartone delle valigie di mio nonno, raccolgo quello delle barche perdute, che portano al parco giochi i bambini affogati, ad abrracciar Godzilla, "formidabile mostro giapponese, dagli occhi di fucina" Raccolgo cartone abbandonato, veicolo di infinite merci effimere, nascondiglio di esuli e droghe. Come barbone, su cartone e cotone, dipingo Apocalisse in accelerazione. Fossi anch'io uragano, che distrugge a caso senza spiegazioni, che lancia automobili nel vuoto, che ammutolisce i telefoni e spegne le tv, che staziona sul pulpito a risucchiare preti e capi, eroi e dotti, la saetta nella coppa dei campioni, il terremoto nell'idromassaggio delle modelle. "E' passato l'uragano Zakamoto!" Ha distrutto tutto, anche le case dei cattivi. Ha indebolito gli stupidi e instupidito i deboli. Ha trovato difetti, rimpianti, male, ignoranza, e nemmeno una goccia di speranza. Intanto ce ne andiamo a vedere la fine del mondo ad ovest, sperando che Colombo non sia mai partito, Ulisse non sia mai tornato, e che il Kraken o Gamera appaiano all'orizzonte.
La Autobianchi A-112 ha un motore spinto a quattro cilindri in linea con albero a camme laterale, con 903 centimetri cubi di cilindrata e 44 Cavalli motore di potenza massima. Impiega 13,7 secondi per passare da 0 a 100 chilometri all'ora. Da ciò si deduce che il propulsore possa avere una potenza superiore a quella dichiarata dalla casa madre, forse 47 cavalli motore. Ha un cambio manuale a 4 rapporti che la spinge a sfiorare i 140 chilometri all'ora, ma se si superano i 100, consuma esageratamente e la super sta a 1.510 Lire al litro. Per questo Aldo ha deciso che domani ci alzeremo presto e torneremo in statale. Ora sono le 19:00, siamo seduti su una panchina del parco, ho appena finito di visitare tutti gli stand della Biennale di Venezia. Da questa mattina alle 10:00 Aldo mi aspetta qui, si è letto il giornale dalla prima all'ultima pagina e ha trovato una soluzione per evitare di spendere una fortuna in carburante, ha una faccia molto soddisfatta. Il consumo esagerato non è l'unico problema della A112, i 47 cavalli motore generano una vibrazione che concilia il sonno del passeggero e intorpidisce le braccia del guidatore. Per questa ragione, durante il viaggio in statale, ci fermiamo ogni 100 Km per un caffè, una Gitanes senza filtro e una veloce lettura dei giornali locali. Scegliamo bar dall'aspetto aristocratico ma economico. Ogni bar ha il suo dehors con portacenere, il suo dialetto e la sua storia. Aldo mi racconta tutto ciò che sa di questi posti. Ci sembra che il fatto di avere una storia renda più accettabile l'esistenza di questa infinita serie di paesi dai nomi assurdi. Ca' Sabbioni, Fiesso, Selvazzano Dentro, Oppeano, Trevenzuolo, Goito, Acquanegra, Pizzigettone… Casate nobiliari incrociate fra loro che diedero vita a invidie e guerre, apparizioni di presunte madonne folgorate, terre invase dai crucchi, riprese dai garibaldini, occupate dai partigiani. Paesi sedi di fabbriche mastodontiche, teatro di guerre napoleoniche, centrali di mercanti, trafficanti, fuggitivi, esuli istriani. Aldo continua a raccontarmi perchà© esiste ciò che ci circonda, io sto osservando il mondo che mi si costruisce intorno, attraverso ilfinestrino deflettore dalla curiosa forma triangolare, tutto mi si mischia nella testa mentre mi lascio cullare dai 47 Cavalli motore, al galoppo in un sogno. In futuro eviterò sempre le autostrade della vita. Grazie Aldo.
Un effetto vertigo manda avanti il cielo e indietro il barcone devono essere le nuvole Il tempo si rallenta respiro ci dondola il nulla Nemmeno un Godzilla gigante che distrugga la Giudecca Nulla Nemmeno un Cristo a pelo d’acqua Nulla E’ grazie a questo nulla mi posso immaginare tutto
Esiste un luogo meraviglioso ove realtà sensibile e sovrasensibile si confondo ove le esplosioni nucleare generano mostri marini e le foreste sono popolate da demoni e spiriti Un luogo metafisico nel quale i bambini si battono al pari, e meglio, degli adulti E’ il Giappone degli uscocchi spaziali degli androidi assassini e dell’olocausto nucleare Il luogo nel quale è cresciuta la mia generazione Il luogo nel quale è cresciuta la mia immaginazione.
Chi c'è lassù, sopra di noi? Quale energia, quale forza creatrice capace di ogni cosa? Non i miti, non le religioni, non i re, non gli stati, non il denaro, solo noi stessi Der Einzige. Non lo faccio per il paradiso promesso, non lo faccio per la benevolenza del mio Signore, non lo faccio per la comunità , non lo faccio per il denaro, solo per me e per il mio piacere di vederti felice. E' giunta l'epoca dell'anarchia dell'Es. E' giunta l'epoca dell'uomo Dio.
Che succede adesso non ho casa non ho amici non ho uno studio cosa faccio? Dipingo lo stesso
Un barbone con la camicia di seta gira con il suo carretto nella città deserta addormentata raccoglie spazzatura trasforma la merda in oro Ha una bandiera con un Jolly Roger rosso su fondo nero
Nelle piazze d’Italia moltitudini di facce da culo Negli stadi del mondo si innalza l’inno dei campioni Mai amai tanto mio amore mare di miele
Continuo a vedermi guardando dentro ai tuoi occhi Quello che scrivo accade se lo leggete in tanti Stanotte il gazebo è volato via rubato in volo da Michael Jackson
Finito di esplorare il mondo prossimo circostante, il fanciullo per la prima volta volge lo sguardo verso se stesso. Nella pozza profonda creata da Nemesi o nello specchio del bagno di casa, pone gli occhi dentro ai sui stessi occhi per scoprire che sta guardando qualcun altro: Dio. Per un attimo rimane interdetto ad osservare se stesso rovesciato nel colore del suo iride. Il paesaggio per sempre mutevole attorno alla propria pupilla, gli racconta di paesaggi extraterrestri. Distratto da un animale dietro ai cespugli, ho dal telefono che squilla in corridoio, il fanciullo ritorna nel mondo dimenticando ciò che ha appena veduto. Un Dio amico così vicino sembra troppo facile da trovare, e non può essere vero. Il fanciullo distrugge e costruisce, cercando Dio negli occhi degli altri, e ormai divenuto uomo si ritrova a guardarsi negli occhi scoprendo nel proprio iride un paesaggio mutato da crateri, offeso da collisioni con altri corpi celesti, scaldato dai soli o congelato dalla morte di stelle implose. Ancora il fanciullo divenuto uomo vede Dio e, con la pelle d'oca, inizia a parlargli, vuole sapere chi è, e dove deve andare. Dio lo fissa stupidamente dallo specchio senza dare risposta alcuna e l'adulto ha la sensazione di parlare da solo. Un bambino che piange o una sveglia che suona, riportano l'adulto nel mondo. Un Dio che non risponde è un Dio sordo, un Dio cattivo, e un Dio che non esiste. Finchè l'adulto divenuto anziano si ritrova al mattino davanti a se stesso lavandosi la faccia, il paesaggio extraterrestre dei suoi occhi, dal quale proviene e dove sta per ritornare, è cambiato ancora, il Dio che vi alberga lo attende impassibile tra intrecci di fiori, ombre di animali mitologici, arcobaleni di gomitoli colorati. Il fanciullo divenuto uomo divenuto anziano, partirà per incontrare nei suoi occhi D'Io.
Il futuro è scritto negli occhi dei bambini eterno presente Il bambino prototipo perfetto Maestro di luce Bisognerebbe celebrare i bambini ogni giorno
Nudo guardo verso il futuro dalla finestra del mio studio Un labirinto di colori saturi Malinconie e assurde cromie Il cubo si compone e si scombina contemporaneamente Immobile deserto congelato Un fiore tra le tue cosce Dalle stanze vuote guardiamo fuori soli e nudi Ho già visto questo futuro mille volte sempre uguale Ultimo livello Game over
Ci sono bar nella periferia di Torino dove rischi sempre una coltellata Sono i bar migliori volano gli schiaffi da madri ciccione a figli obesi pesi massimi Tatuaggi ultras zoccole birra e sigarette straccioni vagabondi e pittbull Anche io vorrei esser come loro senza sogni